L'opinione del giorno 15/03/14. Che cosa rimane ancora di quest'Europa?



I padri fondatori della Comunità europea avevano sognato e lottato per dare vita non ad una nazione, poiché le differenze linguistiche, culturali e religiose, per non aggiungere quelle politiche, erano troppo enormi, ad un insieme di popoli i quali potevano convivere, cooperare e dar luogo ad un mosaico di nazioni armonizzato e magari esemplare. Questo modello d'unione si sarebbe via via col tempo consolidato, allargato e servito d'esempio al resto del mondo. L'Europa delle nazioni non è altro che quel mito celebrato e decantato in tutte le epoche storiche dai filosofi e dai poeti: la polis universale dalle diverse aspirazioni e identità. Oggi l'Europa che vediamo è una fortezza dominata dalle banche e da interessi particolari che non hanno nulla a che fare con i sogni dei suoi padri fondatori. Abbiamo un sistema in crisi dominato dalla Germania e dal sistema finanziario che essa rappresenta. La sovranità popolare non conta per niente e men che meno quegli ideali di fratellanza, di libertà e soprattutto d'uguaglianza. L'Europa appartiene ai ricchi e agli oligarchi e non ai popoli. I giovani europei hanno perso fiducia in questo modello di sviluppo che non dà loro la certezza di un lavoro e di una vita serena. Gli statisti, i banchieri e gli uomini politici devono porsi questa domanda: che cosa non va in questo modello d'Europa? La risposta è semplice: l'Europa non è un insieme di nazioni che vogliono diventare una grande nazione, ma solamente un coacervo d'interessi e di egoismi personali e nazionali, che porteranno prima o poi alla sua implosione.

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