Oggi ricorre l’anniversario del rapimento del presidente
Moro e dell’uccisione delle cinque guardie della sua scorta a via Fani. La via
di tutti i misteri! Qualcuno disse che
in quell’ attentato si trattò di “ una geometrica potenza”, cioè che gli
assalitori non lasciarono nessuno scampo a quelle povere guardie di difendersi
e di salvare il povero Moro da quella triste fine. Tutto fu studiato ai minimi dettagli, tutto
venne previsto al millesimo di secondo. Una precisione e una spietatezza
incredibili. Il presidente Moro, però,
non morì subito e questa fu la sua
sfortuna: egli venne incarcerato e usato dai suoi rapitori come merce di
scambio: Moro contro altri brigatisti. Questa fu la versione ufficiale che
conosciamo. E sappiamo bene che tutto l’ufficiale cela le menzogne dette e i
fatti non detti. La verità è la prima a morire quando si tratta di fatti
simili. Dalle tante lettere che Moro scrisse dalla sua cella traspare l’incredulità e l’amarezza verso quei
colleghi e amici di partito che l’hanno abbandonato: Andreotti, De Mita,
Fanfani, e altri…. “ Mi avete tradito e svenduto per il potere e altri
interessi…” sussurrava il Moro guardando le pareti della sua cella e i volti
dei brigatisti che trovava più sinceri e
comprensivi dei suoi traditori. Vorrei terminare questa riflessione con una
frase molto bella del Moro, direi commovente e attuale: "Nessuna persona ai margini, nessuna persona esclusa dalla vitalità e
dal valore della vita sociale. Nessuna zona d'ombra, niente che sia morto,
niente che sia fuori dalla linfa vitale della società".
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