J’Accuse del 10/02/2017 sulla rivoluzione culturale e politica avviata da Papa Francesco.

J’Accuse del 10/02/2017 sulla rivoluzione culturale e politica avviata da Papa Francesco.


Vorrei spezzare una freccia a favore di un grand’uomo: Papa Francesco che da quando è diventato Papa sta facendo delle grandi riforme in seno alla Chiesa, riforme che incontrano il disaccordo e le critiche di coloro che si erano allontanati dai dogmi e dai precetti stessi del Cristianesimo e cristallizzati nei privilegi di una vita piena di lusso e di ipocrisia .  Non vorrei rientrare in merito a tali valori che rappresentano un patrimonio comune di tutta le religioni e di tutte l’Umanità, ma ciò che preoccupa è la grande resistenza che Papa Francesco incontra nel compiere questa rivoluzione: ridare alle società occidentali un’identità umana pregna di valori universali da cui si erano allontane. Non a caso Egli si diede un nome di un uomo che si era spogliato dai suoi beni per venire incontro ai bisognosi e alla sua amata Umanità. Chi farebbe oggi questo? Parlando, qualche giorno fa ad una folta platea, Egli stigmatizzò ancora coloro che vivono prigionieri di una vita viziata e corrotta. I privilegi sono duri a morire. Ma è questa la Chiesa che vuole essere vicina e non venire meno alla sua missione universale di salvezza dell’uomo? No! Evidentemente qualcuno dentro la Curia romana non vede di buon occhio ciò che fa Francesco. I manifesti che stigmatizzano il Papa venuto dalla “fine del mondo” affissi al centro storico sono una ghiacciante conferma che il processo d’umanizzazione, della chiesa, incontra seri ostacoli da parte delle gerarchie vaticane. E non a caso Francesco si rivolge scherzoso alla sua platea e dice: a Roma, per vivere meio, bisogna anche apprendere un po’ di menefreghismo!” Insomma, ci vuole un po’ d’indifferenza, se uno vuole vivere meglio. Trasponendo l’immagine e la condotta di Francesco nella vita politica romana,  noi accusiamo gli stessi mali: la corruzione dilaga e i privilegi dei politici sono duri a morire. Non si po’ non apprezzare coloro che si riducono gli stipendi e gli emolumenti per aiutare i poveri e i disoccupati, così come non si può non condannare coloro che si aumentano gli stipendi dei propri amici o amanti. E’ una grande contraddizione. La politica è rea quanto la Curia romana di attaccarsi ai privilegi in un momento storico difficile e drammatico per il nostro popolo. Un augurio sincero a Papa Francesco, e che la misericordia regni nei cuori degli uomini.

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