J’Accuse del 19/01/2018 sui baby gang a Napoli
.
Come sapete, Arturo è stato vittima di un’aggressione
perpetrata ai suoi danni da altri ragazzi che vengono chiamati dalla stampa
come i nuovi baby gang. Artuto è stato oggetto di una violenza
inaudita e la cosa più grave in questa vicenda è che essa è stata immotivata.
Questo ragazzo intelligente e coraggioso è stato aggredito mentre tornava a
casa una di quelle sere prima di natale in cui si ammirano le luci, i presepi e
gli alberi di natale. E per quale motivo? Non c’è un motivo. L’assurdo in questa
storia è questo. La baby gang voleva
appagare il suo istinto di violenza e dimostrare magari agli abitanti di quel
quartiere che sono loro che lo controllano, che sono loro i padroni e i
soldatini di quella criminalità dilagante. Ci vollero pochi fendenti per
ridurlo in fin di vita. La cosa ancor più grave che queste bestie si accanirono
su di lui senza che nessuno intervenisse o facesse qualcosa per fermarle. Questo episodio è emblematico. E’ la goccia
che fa traboccare il vaso. E’ la crisi di una società fallita con le sue
famiglie con le sue scuole e le sue istituzioni. In definitiva è un fallimento
totale della società, dello stato con tutte le sue istituzioni.
Senza il coraggio di sua madre che scese per
strada per caso a cercarlo, Artuto non sarebbe sopravvissuto. Il suo istinto le
ha detto di non aspettare le ambulanze, che non sarebbero mai arrivate in
tempo. Se avesse fatto affidamento
su di loro, egli non sarebbe uscito vivo. Tra l’altro, a Napoli come altrove
nel sud, la sanità fa acqua da tutte le parti. Qualcuno è morto ultimamente per
ambulanze che non arrivavano mai! Ma Arturo è sopravvissuto a questa violenza
cieca e a questa sanità che non funziona come deve funzionare. E’ compito dello
stato riperdersi il controllo di quelle città e quei quartieri in mano alle
criminalità organizzate. E’ compito
delle famiglie e delle scuole educare nostri ragazzi a non commettere violenza
e a rispettare il prossimo e qualunque forma di vita e le leggi dello stato. Quando
la vita delle persone subisce un attacco simile, questo vuole dire che siamo oltre la
barbarie. E’ un campanello d’allarme.
Ben vengano le manifestazioni a favore di Arturo, ma ci
vuole soprattutto un risveglio e una mobilitazione di tutte le coscienze e di tutta la società civile per
fronteggiare quest'inciviltà del crimine organizzato e dell'omertà radicata. Diamoci da fare.
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