J’Accuse del 27 gennaio, sul concetto della memoria e la persecuzione che essa esercita su di noi

 

J’Accuse del 27 gennaio, sul concetto della memoria e la persecuzione della memoria

 

Opera di Federica Colantoni. Omaggio alla Shoah


Non a caso ho scelto questo titolo al mio J’accuse odierno sull’olocausto. Le leggi razziste varate dai nazifascisti e la conseguente attuazione dello sterminio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale sono una vergogna che pesa sulle coscienze dei popoli coinvolti sia in modo attivo che passivo.

In realtà non erano i soli ebrei ad essere finiti nel tritacarne di Hitler e Mussolini, ma tutti coloro che si sarebbero opposti alla costruzione del terzo Reich. Vi ricordo che sono molti 20 milioni di russi, circa 4 milioni di zingari e altri ancora che erano visti come diversi e deboli. Il secondo conflitto mondiale è stato un infinito orrore per la spietatezza e le dimensioni della distruzione attuata dalle parti. Ma sono i vincitori a scrivere la storia e a fissare i binari sul quale si sarebbe avviato il futuro dell’umanità. Fortunatamente, in quel contesto direi, il mondo era ben retto da statisti audaci e, in qualche modo guidati da grandi ideali. Così, la vittoria delle democrazie sulle dittature nazifasciste rappresentò una salvezza e un punto di svolta nelle relazioni internazionali. Ci sembrò allora per un frangente che il mondo che uscì affranto e segnato dal secondo conflitto avesse imparato la lezione: mai più guerre distruttive e umilianti verso il genere umano. Mai più persecuzioni verso i più deboli e i diversi. Mai più orrori e prevaricazioni come quelle che si sono viste nei campi di battaglia, di concentramento e nelle città assediate. Ma ben presto l’idillio finì e si tornò allo scontro tra gli stessi protagonisti che sconfissero i persecutori e i criminali nazifascisti. Le guerre ripresero in diversi teatri del mondo e gli orrori furono ancor di più orripilanti. Che tristezza! Inutile citarli uno ad uno. Li conoscete già, sono sempre vivi e fanno sempre più vittime. Ma sono guerre dimenticate, ingiustizie coltivate ad arte, orrori che spuntano davanti a noi come montagne. Eppure nessuno ne parla. Gli stessi squilibri causati dall’intensivo utilizzo delle risorse della terra sembra essere trasformato in una persecuzione contro i più deboli. La persecuzione, amici, ha diverse forme e volti. Spetta a noi identificarla e denunziarla alle nostre coscienze. La persecuzione degli ebrei è stato un grande crimine che deve servire a queste stesse coscienze, che governano il pianeta, di farne un faro identificatore e interprete delle pratiche persecutorie in atto. La memoria è una frusta che scuote le nostre vite, ma essa per avere un maggior seguito deve valere erga omnes. Se solo un giorno l’umanità si risvegliasse dimentica del suo passato, rivolta verso il cielo e gli alti ideali eterni di fratellanza e di solidarietà, non avremmo più orrori e guerre. Ah, quanta persecuzione ha questa memoria? Se solo noi imparassimo da essa, verremmo affrancati dello stesso male radicato in noi che ci porta sovente a ripetere le stesse tragedie. Mai più violazioni e ingiustizie a danno di nessun popolo e men che meno del popolo ebraico.

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