Mia addolorata Gaza, seme d’ogni primavera

 

Mia addolorata Gaza, seme d’ogni primavera

 

Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO, Giuditta e Oloferne (1599) - Palazzo Barberini - Roma



Ora che le nuvole di fumo velenoso

Eclissano il tuo cielo azzurro e grigio

Tu che come un fiume straripi di dolore

Di lutti, d’incredulità e di sdegno

Sono lì, sopra i luridi avvoltoi

E vogliono infliggerti la morte

I loro ali s’intravedono a malapena

Mentre il loro frastuono preannuncia

L’appiattimento dei nostri focolai

Dei nostri giardini e tutte le memorie

Persino gli alberi vengono abbattuti

Morte, morte seminano dovunque

Tra le nostre donne e bambini affamati

E ora corpi senza vita; angeli di Gaza

Qui si muore più d’indifferenza

Che per mano di chi butta le bombe

Di quell’umanità codarda e assente

Ora che le nuvole di fumo sono il nostro cielo

E le gallerie del nostro sottosuolo

L’unica speranza, l’ultimo rifugio

La nostra tomba e ogni germoglio

Per la prossima primavera

Quando i fiori spunteranno

Saprete allora che sono stati seminati

Dalle nostre mani con amore

Ora che Gaza straripa di fervore

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