La voce della città
martoriata
Dio delle barbarie
Del vento e delle vele
Di un mondo crudele
Dio delle macerie
Se oggi il nemico avanza
Sul mare e sull’aria
La resistenza è necessaria!
Perché rimanga la
speranza
Flebile e decrescente
Come una torcia nel vento
Che preannuncia il
risorgimento
Qual dolore è più
struggente!
Ma il soccorso mai
arrivato!
Le urla dei morti le cui
spoglie
Giacciono sotto le
macerie
Come rotaie di un treno
mai deragliato
Annuncio agli orchi che
la loro disfatta
È scritta con il sangue
dei fanciulli
Immolati dai potenti
luridi e bulli
Sulle rotaie della città
martoriata
Bellissimi (e amari) questi versi!
RispondiEliminaMi hanno fatto venire in mente (quasi subito, in effetti!, forse perché di recente li avevo "in circolo" e questi tuoi versi l'hanno portati "all'attenzione") le frasi di una poesia del chitarrista Massimo Zamboni (cantata da Giovanni Lindo Ferretti) in una vecchia canzone dei CCCP:
"La pace è guerra
Con spreco di licenze
La guerra è pace
Con spreco di ordinanze
E noi siamo felici, esseri liberi
Carne
Solo per caso, raramente
Qualche cosa d'altro
E un ciclo siamo macellati
E un ciclo siamo macellai
Un ciclo riempiamo gli arsenali
Un ciclo riempiamo i granai
"
e poi
"La guerra è il limite per le nostre escursioni
La pace è il limite per le nostre emozioni"
(Tratto dal brano "Guerra e Pace", 1987)
Grazie caro Alfonso. Molto bella la poesia citata, significativa e veritiera. L'uomo non sa imparare dalla sue miserie e dalle guerre passate.
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