J’accuse sulla funzione e l’utilità dello Stato





Vi potrebbe apparire a prima vista assai retorico il mio odierno J’accuse, ma è stato il frutto di una riflessione che ho fatto a seguito di un incidente capitato ad un ragazzino in un piccolo campo di calcetto di una scuola di fronte a casa mia. E’ bene! Il ragazzino giocando su delle scale d’emergenza si trovò all'improvviso dentro lo scantinato della scuola, ci volle l’intervento dei pompieri, di un’ambulanza e delle forze dell’ordine, quella parte dello Stato che ci aiuta nei momenti difficili, perché tutto finisca bene. Era davvero commovente vedere tutti accorrere lì sul luogo dell’incidente per salvare quel bambino… Un bel finale questa volta per fortuna.  Questo campo è situato all’interno di questa scuola, sita a via Facchinetti e ogni giorno decine di ragazzi, maschi e femmine, ci vanno a giocare, senza il minimo controllo e a volte d’estate ci rimangono fino alla mezzanotte, accendendo dei fuochi e talvolta, ubriachi di libertà e di gioia ci ballano attorno come indiani…!Tutto fino ad allora andava bene, purché i nostri ragazzini si divertano e siano felici, ma quell'incidente ha sollevato degli interrogativi. Perché quella scuola è abbandonata a stessa, esattamente come quei ragazzi che non hanno infrastrutture adatte per giocare a calcetto, per stare insieme e socializzare? Perché lo Stato ha dimenticato la sua gioventù? Quella parte di noi, così cara e così irrinunciabile, che rappresenterà l’Italia di domani. Quanto l’abbandono e il degrado caratterizzano quel luogo! Lo Stato non c’è direbbe la voce del maestro ai propri allievi. E gli allievi? Chiederebbero al loro maestro: chi si occuperà di noi? Il maestro tace e ansioso di dare una risposta soddisfacente ai suoi pupilli…, risponde dopo un momento: non voglio che vi sentiate degli orfani! Amate quella parte dello Stato che è accorsa per salvare quel bambino…, siate d’esempio anche voi, bambini miei.

Commenti