J’accuse
del 03/09/15 sulla morte del piccolo Aylan- bambino profugo siriano
Che cosa
si prova nel vedere la foto del corpicino del piccolo Aylan, bambino siriano,
adagiato senza vita su una di quelle spiagge turche di Bodron che si
affacciano sulle isole greche? Rabbia, sdegno, pietà, impotenza o
sentimenti opposti a questi ultimi. Gli organi di stampa europei e
mondiali hanno deciso, derogando ai codici etici, di pubblicare questa foto per
scuotere la coscienza addormentata e indifferente dei governi e dei popoli
occidentali e non. E’ stata una decisione dura ma condivisibile. Chiunque veda
questa foto proverà solo una pietà immensa per questo bambino. Siamo, difatti,
di fronte ad una tragedia immane e la fotografia di questo povero bambino ne
simboleggia la gravità e soprattutto la drammaticità. E’ Il dramma
shakespeariano di un popolo in fuga o dei piccoli e grandi “Ulisse” che
vadano nel Mar Mediterraneo, spesso destinati ad essere ingoiati dal mare.
Aylan, che la stampa occidentale chiama in modo errato “Ayral” è un angelo che
ora ha ritrovato nei cieli la sua patria e la sua “Itaca”. Questo bambino
siriano, fuggiva dalla guerra con la sua famiglia. Egli voleva approdare in
Europa, attraverso la
Grecia , ma il suo destino ha voluto che
finisse così. Un destino crudele scritto da un’umanità assente e insensibile.
La tua
morte o piccolo Ayral non sarà vana!
Tu sarai
un simbolo
Per
chiunque vedrà il tuo corpicino
Esanime
ma sempre vivo,
con gli
occhi rivolti verso la sabbia
e non
verso quel mondo crudele
un mondo
crudele e impietoso,
che ha
ignorato la tua tragedia
il tuo
urlo di soccorso,
la tua
voglia di vivere
Tu
vivrai, vivrai…
Nei
nostri cuori per sempre
Ti sento
ora dall’alto ripetere
Queste
parole al mondo:
Vorrei
solo amore e misericordia!
Solo
pietà e giustizia,
il mio
sacrificio è un seme
di pace e
d'armonia,
Fate che
sia così...
In fondo
siamo tutti ospiti
transitori
e relativi
in questo
mondo
a cui
ho regalato la via vita,
perché
voi viviate meglio.
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