Mi sento infelice
Quanto ti vorrei risuscitare....
Quanto ti vorrei immortalare...
Non ci sono parole per
descrivere il dolore, lo sconforto e la rabbia causati dal terremoto che ha
colpito l’Italia centrale nella notte del 24 Agosto 2016. Alle 3. 36 di questo
triste giorno, l’Italia fu scossa dall'ennesimo sisma. C’è stato bisogno di una
scossa di magnitudo 6 perché una serie di paesini storici e pittoreschi
venissero strappati a noi: Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto.
Uno degli esperti fa un primo commento sulla tragedia: “la terra fa il suo
mestiere! Noi dobbiamo fare il nostro privilegiando la via della Ricerca e
della prevenzione. Solo le case del 6% degli italiani sono immuni davanti a
terremoti di magnitudo 6. Il 94 % rischia sempre. Quindi bisogna rimboccarsi le
maniche e cercare di investire su un futuro più sicuro…”. Ora se la terra fa il
suo mestiere di nutrirci e talvolta di uccidersi sotto le nostre macerie,
l’uomo che mestiere fa? Non s’impara mai dalle tragedie che si colpiscono. I
terremoti vengono a scoperchiare le nostre debolezze e difetti, dando luogo alle
tragicommedie e ai fenomeni corruttivi. Ed
Ogni volta, abbiamo davanti il commediante di turno che chiama il paese
alla solidarietà e alla mobilitazione. Tale appello è sacrosanto e condivisibile dal momento che lo stato nazionale non è in grado di prevenire né di attenuare
le conseguenze di tali eventi traumatici. Peccato! Ci domandiamo con dolore quanti terremoti ancora debbono
avvenire perché s’incominci a mettere appunto una grande strategia nazionale ed
europea contro i terremoti? Sappiamo
bene che le conoscenze scientifiche in tal campo non ci consentono ancora di
prevenirli Ma possiamo fare di più…., incrementando lo sforzo due versanti:
-il consolidamento delle
strutture degli edifici storici;
- la costruzione di nuovi
città con tecniche antisismiche.
Lo possiamo fare
benissimo dal momento che la terra, così come ha dichiarato lo scienziato
anonimo continuerà a fare il suo mestiere: a muoversi e a seminare nuove
stragi. Il mio pensiero va, infine alla
città di Amatrice dove ho vissuto un anno della mia vita, ma anche alle altre città
colpite. Il terremoto vi ha assurdamente e impietosamente cancellati. Ma dentro i
nostri cuori ha eretto per voi un amore eterno. Possiate un giorno rinascere dalle vostre ceneri e riavere le
vostre città, le vostre case, i vostri giardini e nuovi amori che celebrino la
memoria dei vostri cari defunti. Che i morti riposino in pace e che i vivi lottino per avvenire migliore.
Commenti
Posta un commento