J’Accuse del 18/03/2018 una riflessione sull’assassinio di Aldo Moro


J’Accuse del 18/03/2018 una riflessione sull’assassinio di Aldo Moro

Moro

Un’immagine si riflette sul tuo volto,

di quel paese fellone e incolto…

O uomo leale e esemplare!

Figlio del dialogo e dell’amore

La tua vicenda tocca ogni cuore

Non sarà mai spento il tuo focolare

Così sei stato sacrificato…

All'assurda ragione di stato

Al rogo tutti i felloni…

Ipocriti e falsi amici

Chi furono i veri carnefici?

Mediocri e mascalzoni

La tua luce ora abbaglia

L’amata e dolce Italia

Guardate ancora il suo volto!

Non vi giunge la sua voce?

A via Fani ogni triste foce?

Il suo pensiero non sarà mai sepolto



La vicenda politica e umana dello statista democristiano Aldo Moro s’inserisce in un contesto storico ben delineato. Erano i tempi della guerra, un po’ diversa da quella che oggi oppone sotto altri stendardi e altri interessi strategici politici e militari, il mondo occidentale alla Russia. In quei tempi il mondo era diviso in due blocchi ben distinti per ideologia, valori e interessi. In Italia, cosi come in quei paesi dell’Europa occidentale, dove c’erano degli importanti partiti  comunisti, la guerra fredda era ben sentita e si rifletteva nella vita politica e istituzionale in maniera assai pesante da rendere ogniqualvolta qualunque ipotesi di partecipazione o conquista del potere da parte di questi partiti una questione di vita o di morte per la stessa democrazia  che lo ha consentito e in definitiva per lo stesso paese la cui sorte era legata a quelle forze che lo controllavano e condizionavano lo stesso suo destino. Il politico, e direi il politologo Moro, era ben consapevole di quel contesto così precario e così controproducente in cui era bloccata la democrazia italiana: impedire la partecipazione o la conquista del potere non solo al partito comunista italiano ma anche a tutte le organizzazioni politiche comuniste di stampo proletario e estremistico era un imperativo categorico. Ma lui, avendo uno spessore politico e umano diverso dalla stragrande maggioranza dei suoi amici di partito sapeva bene in quegli anni che in Italia si poteva lavorare in modo fruttuoso per una terza via diversa da quella del deleterio e stupido schierarsi a favore di un blocco o l’altro. Questa grande idea di Moro, sempre attuale ai nostri giorni a mio modesto avviso, era quella di rendere partecipe il partito comunista italiano nella gestione del paese, senza rinunciare ai propri valori democratici, cristiani e morali, rendendo questa soluzione italiana un modello per tutti i paesi dell’occidente. Questo cambiamento avrebbe implicato  d'intavolare un dialogo, riconoscendo agli avversari politici una loro dignità democratica, il loro diritto a governare il paese in modo responsabile e nell’ambito delle regole democratiche repubblicane. Questa terza via che germogliava nella mente di Moro faceva paura ai suoi falsi amici di partito e a coloro che vigilavano sul destino dell’Italia e rifiutavano qualunque cessione o dialogo con il nemico comunista.

In questo ingarbugliato contesto avvenne il rapimento di Aldo Moro. Ciò che colpisce è l’efferatezza e la potenza del blitz con il quale è stato rapito. Non a caso qualcuno formulò la cosiddetta “Geometrica potenza”. Tutto era ben studiato fin dai minimi dettagli. Tanti interrogativi rimasero aperti nonostante le inchieste della magistratura. Certo furono le Brigate rosse a prelevarlo, ma gli esecutori morali sono ben altri. Sono coloro che il povero Aldo Moro aveva conosciuto meglio solo durante la sua prigionia.  Quegli ambiziosi amici di partito che lo sacrificarono in nome della fermezza. “Quella fermezza è una infamia sulle loro vite e le loro tombe”, avrebbe detto Moro ai suoi spietati carcerari. “Mi hanno sacrificato in nome di una ragione di stato che non ha nulla con i valori cristiani, democratici e umani del nostro partito e del nostro popolo”. “Infamia e vergogna calerà su di voi, finché sarò ricordato, avrebbe detto ancora.
Quel che colpisce nelle sue lettere indirizzate ad amici e avversari è la sua consapevolezza della solitudine e del tradimento di cui è stato oggetto. Le vostre lacrime su di me non valgono nulla Nell’ultima lettera indirizza alla moglie è un commovente addio: "accarezza i nostri, fatti coraggio, ci vedremo..." Oggi a distanza di quaranta dalla sua uccisione, la figura di Aldo Moro è ancora più attuale.

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