J’Accuse del 20/03/2018 Orianna Fallaci Tra
oscurantismo e illuminismo- Odio e amore
Sebbene la Oriana Fallace sia annoverata tra
le scrittrici e croniste italiane più famose a livello internazionale, (e lei
stessa diceva che era più brava d Hemingway), la sua copiosa produzione letteraria e il
suo pensiero politico non mi abbiano mai affascinato né attratto in modo
particolare. Tuttavia se oggi mi trovo a parlare di lei, lo faccio non per
sottolineare i temi e gli aspetti salienti che avevano caratterizzato le
sue opere, il suo percorso umano, professionale e letterario, ma per analizzare e stigmatizzare
il suo pensiero politico tanto ostile e ingiusto verso i mussulmani.
Lei da
inviata di importanti testate giornalistiche in diverse aree del mondo lacerate
da guerre spietate e da miserie immani, aveva conosciuto le devastazioni, le
prevaricazioni e soprattutto le ingiustizie che si commettevano in nome di oscuri
interessi dietro le quali c’erano, e ci sono tuttora, quei poteri che decidono
le sorti di intere nazioni senza badare a quei principi di giustizia, d’umanità e di democrazia che sono i baluardi dell’occidente. Proprio questa particolare esperienza umana, doveva far sorgere in lei una spiccata sensibilità verso questi problemi. Non basta cioè il racconto, che ha fatto di lei una grande giornalista, ma occorreva immedesimarsi nei dolori che ella via via raccontava. L'aspetto missionario non ha avuto il sopravvento su quello narrativo. Ed ecco che ritroviamo una Fallaci alla fine dei suoi giorni, svuotata da ogni esperienza umana, sterilizzata e distrutta proprio dal suo spirito egoista e materialista. Scriveva di lei il suo
collega Bernardo Valli, inviato cronista anche lui: ” …dall'esperienza libanese
ha poi ricavato il suo libro più ambizioso, Insciallah, in cui affronta tutte
le discipline, dalla filosofia alla matematica, dalla storia alla letteratura.
I protagonisti sono gli ufficiali e i soldati del corpo di spedizione italiano
in Libano, ai tempi delle sfortunate forze multinazionali mandate invano laggiù
(1982-1983), all'altra estremità del Mediterraneo, affinché riportassero la
pace a Beirut. Quella vicenda ha ispirato a Oriana una "piccola
Iliade". C'era da aspettarselo che sarebbe un giorno esplosa in un'opera
epica. Era chiaramente scritto nel suo oroscopo. Lo esigeva la sua sconfinata vanità…”.
L’unica opera che era riuscita a scrivere nei giorni tristi e conclusivi della sua
vita era come si doveva difendere l’occidente da un Islam aggressore e intollerante,
identificandolo con i terroristi che attaccarono New York. Oriana si rivolge così
ai vertici delle Istituzioni occidentali:
“Egregi Signori degli Stati e dei governi
della Chiesa. Che cosa volete di più, di cos'altro avete bisogno per ammettere
ciò che sapete benissimo ma che per paura, ipocrisia, o convenienza non volete
ammettere, vale a dire che siamo in guerra: una guerra che ci è stata dichiarata
da loro. Non da noi, che continua in tutte le possibili forme cioè col sangue,
gli assassinii, gli incendi delle ambasciate (a quando quelli delle chiese) e
con le minacce e con le parole e con le persecuzioni come quelle che ad esempio
subisco io, con le decapitazioni reali o rappresentate. Che cosa volete di più?
Di cos'altro avete bisogno per svegliarvi e capire che bisogna difenderci? Che
cosa volete di più, di cos'altro avete bisogno per capire che la nostra libertà
è in pericolo, che la nostra civiltà è in pericolo, che la Democrazia è inerme
è imbelle è suicida. Che cosa volete di più, di cos'altro avete bisogno per
uscire dall'inerzia anzi dalla servitù nella quale vi siete arroccati per
proteggere i vostri stessi assalitori, i vostri stessi invasori, i vostri
stessi nemici.” Insomma non aggiungo altro. Potrei solo farvi riflettere sul
fatto che una persona come lei, con tutte le esperienze umane e professionali,
aveva una marcia in più, una conoscenza così ampia dei popoli e delle loro
sofferenze e delle ingiustizie per capire a fondo cosa spinge le persone ad
immolarsi in nome di un’idea, di un presunto ideale, per quanto esso sia falso o vero. Il cogitare erg sum di Cartesio non fa parte del tuo retrogrado pensiero. In
fondo cara Oriana, tu da grande intellettuale che eri, da cronista che
raccontava le storie, sei diventata una strega odiosa e paurosa creatura, diffidente
proprio verso coloro che ti avevano accolta e considerata una persona intelligente
e altruista. Il tuo pensiero è scemato. La tua stella si è spenta. La tua
eredità è andata in fumo come quelle torri che abbiamo tutti amato.
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