J’Accuse dell’11 ottobre sull’attacco ai curdi siriani da parte della Turchia di Erdogan e la Questione curda e il Colonialismo occidentale in Medio-oriente


J’Accuse dell’11 ottobre sull’attacco ai curdi siriani da parte della Turchia di Erdogan e la Questione curda e il Colonialismo occidentale in Medio-oriente




Se i curdi dovessero maledire e accusare qualcuno per la loro malasorte e per le mancate risposte delle potenze mondiali alla realizzazione di uno stato nazionale curdo, rimanendo sparsi in quattro stati medio-orientali: Iran, Turchia, Iraq e Siria, quel qualcuno ha un nome e cognome. Egli si chiama: Eterno Colonialista o meglio eterno colonizzatore, perché non solo Egli, nelle sue svariate e mutevoli espressione e manifestazioni, aveva forgiato la mappa geopolitica della regione medio-orientale, ignorando e calpestando così le loro aspirazioni, ma era stato sempre vigile e solerte nel salvaguardare tali suddivisioni, nonostante i mutamenti e gli sconvolgimenti intervenuti in quest’ultimi decenni con la prima e seconda guerra del Golfo e la nascita e caduta dello stato islamico chiamato ISIS.  Proprio queste stesse guerre, appena citate, avevano risvegliato quelle speranze mancate e consentito ai curdi sia dell’Iraq sia della Siria di rialzare la testa e di illudersi nuovamente che questa volta ce l’avrebbero fatta ad imporsi agli stati nazionali della regione e alle potenze internazionali come un soggetto capace, affidabile e legittimato a proclamare la sua autodeterminazione, accedendo al club delle nazioni medio-orientali. Ma proprio questo principio così sottile e così fuorviante a volte è alla base di questa grande chimera che è il conseguimento di uno stato nazionale curdo. Il principio dell’autodeterminazione, se interpretato nel senso di conferire l’autogoverno a qualunque etnia o minoranza lo richiedesse, diventerebbe quella miscela esplosiva che getterebbe ogni paese ed ogni regione geografica nelle guerre e nel caos totale. Un tempo i colonialisti usavano lo stratagemma del divide et impera per dividere le nazioni e poterle quindi meglio controllare. Da qualche tempo però, con la modernizzazione dei sistemi giuridici e l’adozione di nuove Carte e nuovi diritti riconosciuti a livello internazionale si è cercato di portare avanti la suddivisione dandole per così dire una veste giuridica inoppugnabile con il tanto citato principio di autodeterminazione, con il quale i popoli legittimano le loro aspirazioni di autogoverno. Nella fattispecie del caso curdo, i popoli curdi, al plurale, avevano sempre avuto una terra, un popolo, ma mai un proprio governo. La storia della regione medio-orientale, la conosciamo tutti… Per chi sfugge una tale conoscenza gli riassumo che la presenza colonialista risale alla fine della prima guerra mondiale, in concomitanza con il crollo dell’Impero ottomano. Per secoli in quest’Impero avevano vissuto in pace tanti popoli e etnie, ciascuna nel rispetto delle sue tradizioni, cultura e della propria lingua. Se c’erano dei conflitti essi venivano risolti e superati con il dialogo e le leggi consuetudinarie dell’Islam e delle comunità locali. Appunto l’Islam ne era il cimento e il raccoglitore…, poi quegli equilibri vennero rotti dai colonialisti avidi di nuovi spazi vitali e risorse e così il Medio-oriente fu amputato in nazioni cuscinetto, in statarelli senza identità e senza una storia plurisecolare alle spalle, proprio in nome di un diritto che a noi era estraneo e sapete bene a qual diritto mi riferisco.

Quel diritto è stato imposto con la forza. Sorsero nuovi stati e nuove bandiere al servizio del padrone colonialista. Ai curdi non spettò nulla né men che meno una riconosciuta e garantita autonomia. Oggi quel che accade al confine turco-siriano assomiglia un po’ a quelle guerre coloniali. Il mostro colonialista è ritornato ed è questa volta mutevole e numeroso. E’ un coacervo di interessi confliggenti delle potenze nuove e vecchie. La Turchia di Erdogan non vuole che i curdi siriani si autogovernino. Questo loro autogoverno minaccia il tessuto sociale, direi la coesione sociale e nazionale, non solo della Turchia ma anche dell’Iran e dell’Iraq dove quest’ultimi godono già di un’ampia e discutibile autonomia.

In conclusione, il problema delle aspirazioni curde potrebbe avere una ragionevole e accettabile soluzione dentro ogni stato nazionale con la formula della convivenza e della partecipazione al proprio autogoverno. Se i curdi si considerassero come un valore aggiunto etnico, politico e culturale dentro ogni realtà statuale a cui appartengono, questo potrebbe essere certamente un deterrente alle richieste d’indipendenza che farebbero scoppiare l’inferno nella regione medio-orientale. Agli stati della regione di riflettere sulle origine di tale questione e sulle vie d’uscita che non potrebbero essere la democratizzazione e la concessione di ampie autonomie a tutti i curdi. E’ increscioso e vergognoso direi, constatare la latitanza delle Nazioni Unite e direi chiaramente la complicità delle potenze internazionali e regionali nell’attuale guerra in Siria.

Commenti