J’Accuse dell’8 marzo sulla festa della donna- Storia di Fatema, una donna straodinaria

 


J’Accuse dell’8 marzo sulla festa della donna- Storia di Fatema, una donna straordinaria


 

Vi racconto oggi una storia molto triste di una donna straordinaria. Sarò breve perché vorrei dire con poche parole le infinite sofferenze e discriminazioni di cui sono soggette le donne nei paesi del cosiddetto mondo terzo o con parole più miti e moderne “quelli in via di sviluppo”.  Fatema nacque nel mondo rurale e ben presto i suoi genitori la portarono in città a lavorare come domestica. Di solito il tuo destino dipende dalla famiglia in cui capiti. Fortunatamente la dolce creatura capitò in una buona famiglia rispettosa e conservatrice che prese cura di lei. Gli anni passarono veloci e un giorno sentì il bisogno di volersi emancipare Nel frattempo i suoi morirono. E sapevate chi si prendeva la sua paghetta mensile? Erano loro. Era Fatema a mantenerli con il suo lavoro in un paese dove la previdenza sociale non esisteva ancora e tuttora per questo tipo di lavori. In quegli anni però gli imprenditori di questi paesi che vengono chiamati ricchi e industrializzati delocalizzarono un certo numero di fabbriche da noi per via del costo basso del lavoro. Un costo da sfruttamento delle braccia di chi come Fatema sentiva quella voglia pazzesca d’emanciparsi e di accedere ad una vita più dignitosa. Così ella, incoraggiata dalle sue amiche, fece la sua domanda per entrare a lavorare in una fabbrica di reggiseni, un marchio internazionale che veniva venduto solo in Europa. Grazie al suo lavoro da domestica divenne operaia e riuscì ben presto grazie ai suoi risparmi a comprarsi un piccolo appartamento in un quartiere periferico della città. Lì conobbe suo marito Hassan, uno che gli fece la corte all’inizio ma ben presto divenne duro e arrogante con lei. Hassan lavorava solo salutarmente e così dopo aver mantenuto i suoi genitori col suo "lavoro minorile" doveva mantenere anche lui, quel marito ubriacone e pigro che lei, nonostante tutto, amava e sperava di cambiare con il suo amore. Sapeva che se si fosse messa contro di lui avrebbe forse subito una violenza maggiore. Gli uomini del "sud" sono così. ma anche quelli del nord non scherzano mica! Non li piace che li si dica no e soprattutto da una donna. Abbandonare tutto e fuggire? Dove? Dopo aver comprato la casa e intestato una parte d’essa a lui, tutto questo complicava ogni soluzione. Rimanere insieme e rassegnarsi alla propria sorte, come fanno la maggior parte delle donne forse era meno brutale del sentirsi addosso il peso della sconfitta e del fallimento, ma è sempre un fardello schiacciante. Così Fatema piano piano si ammalò al cuore e il guaio che ella non lo sapeva. Un giorno, dopo essersi recata alle 5 del mattino, come faceva sempre in fabbrica che si trovava all’altro capo della città, cadde e svenne. Venne colta da un ictus fulminante. Invece di chiamare l’ambulanza, il caporale che dirigeva i lavori intimò a tutte le compagne di non azzardarsi a farlo, pena il licenziamento. Così rimase per terra per due ore finché sua sorella Sanae venne a portarla all’ospedale.

E sapete perché il responsabile che io chiamo caporale decise di non far venire l’ambulanza?

Perché ella non reclami i suoi diritti e tutto quello che le spetta in virtù dell’incidente. Semplicemente è stato commesso ai suoi danni un crimine duplice:

-          da una parte il ritardo nei soccorsi ha avuto conseguenze gravissime sulla sua salute condannandola alla paralisi. Infatti non muove più un braccio e non riesce più a camminare autonomamente.

-          Dall’altra la sua dignità di lavoratrice e di donna sono state violate e calpestate da chi gestisce per conto di terzi, e qui alludo ai capitalisti che cercano il lavoro a basso costo, da noi vilando in modo indiretto e disumano i diritti di chi produce ricchezza e benessere per i popoli più industrializzati e emancipati.

La storia di Fatema rimarrà negli anali delle violenze e delle prevaricazioni che vengono perpetrate contro le donne quotidianamente, perché esseri deboli e indifese. Povera creatura dolce e mite. Ti vedo in ogni donna maltrattata, in ogni sorriso spento, in ogni lacrima amara, in ogni sogno rubato, in ogni ferita dolente e inguaribile.

Passarono i mesi e gli anni e Fatema divenne paraplegica. Tutti quelli che si avvicinavano a lei lo facevano attratti dai soldi che ella aveva risparmiato e da quelli che i benefattori le davano ogni tanto. Hassan che non ricambiava il suo amore minacciava di lasciarla se non avesse acconsentito a firmargli per le seconde nozze. Da noi si possono celebrare ancora, fino a quattro. Così un giorno arrivò la seconda moglie con la promessa che si sarebbe occupata di lei. Magari! Ma qualcuno di voi saprebbe leggere nel cuore di Fatema? Una donna straordinaria come lei merita la più alta decorazione al valore civile. Andrebbe citata nei libri di storia affinché nessun’altra donna dovrà subire ciò che lei ha subito e sta subendo. Se qualcuno vuole aiutarla, ella esiste e attende e chi sa se un giorno il sorriso tornerà come una volta? Come ai primi giorni della sua adolescenza rubata e della giovinezza trascorsa nel lavoro e nel sogno di una vita migliore.

Commenti