Nota di J’Accuse dell’8 giugno sul suicidio del ragazzo Seid italiano d’origine etiope

 
Nota di J’Accuse dell’8 giugno sul suicidio del ragazzo Seid italiano d’origine etiope



Maddalena la mamma di Seid, così come il papa respingono l’idea che è stata diffusa dai mass media che loro figlio Seid si sia suicidato per motivi razziali. La mamma in particolare afferma tutt’altra verità legata all’isolamento subito durante la pandemia. Ella dice: “l’isolamento vissuto dai ragazzi durante la pandemia" è la causa principale e che suo figlio avrebbe vissuto con difficoltà il lockdown trascorso a Milano, dove studiava giurisprudenza all'università Statale. "Se ne stava chiuso 24 ore su 24 in una stanza nello studentato. - afferma - Quello che dobbiamo fare è non lasciare i ragazzi da soli, devono stare insieme, socializzare".  Ma tale idea respinta inizialmente riaffiora quando parlano dela sua: “infanzia durante i primi anni trascorsi in Italia, Seid non voleva neanche sentir nominare l’Etiopia, non voleva saperne nulla. Ha sempre dichiarato in giro di essere nato in questa famiglia”. Come ha voler dire, direi io,  che i suoi genitori naturali fossero quegli italiani con la pelle bianca. “E’ stato felice finché è stato un bambino. Quando ha iniziato a crescere – aggiunge –gli è tornato addosso tutto il passato, ha iniziato a essere più riflessivo, ha iniziato a vivere un disagio…”. Certo siamo di fronte ad un grande disagio e una grande fragilità che spesso portano insostenibili sofferenze che sfociano in tragedie come questa. La nostra società ha la responsabilità d’educare i suoi figli al rispetto della diversità. Che si tratti di pelle, di credo o di opinioni e appartenenze politiche, la cosa più importante ed essenziale è la convivenza civile e il rispetto delle regole fondamentali su cui poggiano le nostre istituzioni. Purtroppo noi viviamo in una società basata sull’individualismo, sull’esaltazione dell’Io a scapito degli altri e sulla cancellazione dei più deboli come Seid. Il razzismo, l’antisemitismo., l’islamofobia sono il frutto velenoso dell’intolleranza e della sopraffazione. Dobbiamo salvaguardare la memoria di seid e li suo amore per la giustizia e l’uguaglianza. Durante la pandemia tutti i nostri ragazzi hanno sofferto. Ma ci sono sempre coloro che soffrono di più o perché sono più sensibili o perché non riescono a superare i loro stessi orizzonti di riferimento. Certo essa è giunta come la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sofferenza…

Che Seid sia un faro per noi. Che il suo gesto ci induca a considerare le diversità come una ricchezza e che nessun colore debba prevalere sugli altri. Se i corpi hanno dei colori naturali i nostri animi non ne possiedono. Il mio appello alla società civile e al governo nazionale affinché consideri come una questione nazionale il caso dei ragazzi emarginati e di coloro che sono stati colpiti dall’isolamento dovuto al Lochdown. Questi ragazzi vanno aiutati e accompagnati verso il recupero della loro personalità e socialità annichilite dall’indifferenza e spesso dalla violenza dei contesti di riferimento

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