J’Accuse del 23/12/2021 sulla commedia dell’arte per la scelta del prossimo Presidente della Repubblica italiana
J’Accuse del 23/12/2021 sulla commedia dell’arte per la
scelta del prossimo Presidente della Repubblica italiana
Ci azzanniamo ancora e in
modo utopistico agli ultimi residui della più fedele interpretazione della
democrazia nel suo senso più oggettivo e ampio. Essa significa nient’altro che
esercizio del potere da parte del popolo sovrano. Ora dal momento che quello
che vediamo si discosta totalmente da essa, ci domandiamo se nella
postmodernità con tutto quello che offre alle società umane sia possibile una
regia della politica fatta di intrighi, complotti e congiure di palazzi dove lo
stesso popolo è considerato una nullità rispetto alle grandi scelte che dovrebbero
coinvolgerlo ed in particolare modo quelle relative all’elezione del presidente
della repubblica per non parlare di quelle relative alla nomina del Presidente
del Consiglio dei Ministri. Davvero il teatro della politica italiana sembra
oggi come oggi tanto lontano dal popolo quanto infedele a quel concetto di
democrazia sul quale è imperniata la nostra costituzione repubblicana. Nell’arco
di settanta cinque anni, le classi dirigenti che si sono susseguite all’esercizio
del potere a Roma, non avevano mai tentato una riforma della repubblica che
restituisse al popolo la sua centralità e il suo primato nelle scelte dei
presidenti della repubblica, adducendo sia argomentazioni di carattere storico
che ideologico e giuridico per ostacolare tale ipotesi. Ma proprio perché i
tempi sono mutati e nuovi strumenti tecnologici sono venuti alla luce per
favorire la sovranità popolare, che tale riforma meritava d’essere attuata,
persino a metà. Invece, oggigiorno, assistiamo al teatrino della politica che
manovra dietro ai sipari dei teatrini partitici sul nome che verrà assecondato
per la prossima fumata bianca, franchi tiratori permettendo. Certamente è uno spettacolo
raccapricciante nella misura in cui il popolo viene spogliato da questo sacrosanto
diretto di scelta dai soliti notabili di partito e dai poteri forti che
rimangono sprezzanti verso il concetto originario di democrazia. In questa
maniera, paradossalmente s’instaura, un altro potere assoluto di tipo
oligarchico e massonico, al fine di scongiurare le derive assolutistiche legate,
in modo fuorviante quanto propagandistico, all’elezione diretta del capo dello
Stato seppure con i contrappesi e le garanzie di un sistema repubblicano
democratico ed equilibrato. Questa vicenda della scelta del capo dello stato
che ruota attorno all’attuale presidente del consiglio, la dice lunga sugli
intrighi e sulla non democraticità di questo processo. Mi riallaccio su un
concetto da me già sottolineato nei precedenti J’accuse che l’attuale
legislatura, seppure in vita grazie al perdurare della pandemia, essa è scandalisticamente
connotata dalla enorme e crescente divergenza tra paese legale, ossia quello
rappresentato e quello reale, ovviamente relativo al popolo e alla fonte dell’investitura.
Berlusconi, e non sono assolutamente un suo sostenitore, quando parla del
parlamento più distante dalla realtà ha perfettamente ragione e soleva così un
problema di legittimità di carattere etico e politico verso chi si arroga
diritti e ruoli che la realtà del paese abbia smesso da tempo di decantargli. L’allusione
è chiara all’attuale assetto politico nel parlamento nazionale. A coloro che non
vogliono mollare il potere in nome di quella democrazia tradita nei fatti e nei principi fondamentali.
Quanta gente si è allontanata dalla politica e dalle urne perché si è appunto
sentita non rappresentata quanto marginalizzata da processi selettivi che
rimangono imperniati sul clientelismo e sul passaggio delle poltrone da
generazioni in generazioni
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