J’Accuse del 3 dicembre 2021 sul trasformismo che connota l’attuale legislatura dal pendolo rappresentato dal M5S alle mutevoli sfaccettature del quadro partitico nazionale

 

J’Accuse del 3 dicembre 2021 sul trasformismo che connota l’attuale legislatura dal pendolo rappresentato dal M5S alle mutevoli sfaccettature del quadro partitico nazionale

 




Chi aveva mai detto qualche anno fa per non dire qualche mese fa che i Fratelli d’Italia sarebbero diventati il primo partito nazionale? Chi l’avrebbe solo pensato sarebbe stato additato come folle? Ma non è fantascienza. Questo dato politico è confermato dalla realtà, oltre che dai sondaggi. La verità però quando andiamo a riflettere profondamente sulla situazione politico parlamentare italiana è univoca: esiste una grande fossato tra il paese legale e quello reale. Siamo di fronte, ovviamente, ad un problema di rappresentatività e più in generale di partecipazione democratica. La democrazia così praticata è diventata appannaggio dei partiti che s’adattano al mutamento del consenso, volta per volta creando nuove alleanze e nuovi eroi, impedendo il ricorso alle urne e al rinnovamento di quella stessa classe non più rappresentativa della nazione. Il caso del M5S la dice lunga su ciò che è avvenuto durante questa legislatura. Non starei a citare le compagini e i programmi di governo, ora attesi e ora disattesi, ma direi solo che il fatto che abbiamo un parlamento con un partito che non gode più dello stesso consenso numero nel paese rende molto l’idea e di conseguenza la qualità della stessa democrazia attuale. Troppe idee tradite e troppi ideali accantonati in nome di cosa? Assistiamo increduli all’evoluzione di un trasformismo nauseabondo e indefinibile. Il ripristino del finanziamento pubblico ai partiti ne è un esempio eclatante. La stessa fragilità e artificiosità del quadro della leadership del movimento porta a pensare che il calo crescente nei consensi sarà inarrestabile, anche alla luce del summenzionato e sbalorditivo trasformismo. Tale debolezza politica, in un quadro snaturato politicamente e ideologicamente, si sta rivelando contagiosa e deleteria per tutti i partiti dell’arco parlamentare. In questo contesto pandemico, la parola salvezza è abusata da tutti per mascherare la natura e la gravità del problema della rappresentatività democratica. Sono loro! Loro i signori capi delle segreterie di partito a decidere chi dovrà essere il presidente del Consiglio, l’eroe salvatore della patria! O il presidente della repubblica, in assenza di strumenti e regole che diano al popolo il diritto di scegliere chi deve guidarlo. Eppure se lo si vuole questi strumenti esistono. Tuttavia si sa che la maggior dei deputati e senatori attuali non saranno rieletti, allora si cerca di fare di tutto per mantenere le rendite fino alla fine della legislatura. La riforma costituzionale relativa alla riduzione dei parlamentari e dei collegi elettorali è un incubo per chi sogna di farsi rieleggere. Finisco l’attuale riflessione di J’accuse con una domanda: ha fatto bene Mattarella di non sciogliere questo parlamento nonostante c’erano tutti gli estremi per farlo? Agli storici e politologi l’nalisi dei fatti, alla luce dei poteri conferiti al capo dello stato. A me pare si sia trattato di un’altra repubblica di Weimar, dove la debolezza e l’incoerenza dei partiti sta portando proprio all’implosione del sistema parlamentare e politico, tanto sfiduciato dal paese reale e abominato da chi non più nemmeno a votare.

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