Mariupol allegoria della sofferenza e della conversione L’orrore ha bisogno d’acciaio per abbeverarsi, dialogo tra Shakespeare e Dostoevskij Ahi mia rimpianta e dannata Ucraina,- poesia

 

La compagnia dei luminari dopo aver visitato kharkiv, Odessa e Kiev si alzò in volo sulle ali di Pegaso verso Mariupol. Fu soprattutto una specifica richiesta dello scrittore russo Dostoevskij. Ahi la Tetra, la Tetra! Lui che scrisse il suo libro Delitto e castigo sa cosa significa l’orrore e la sofferenza ma soprattutto il fatto di togliere la vita agli altri: a quale scopo? Se dovesse a servire a fare del bene. L’idea del superuomo ricorre nei suoi versi quando si commuove e decanta sulle macerie di Mariupol: Napoleone, Napoleone uccideva per fare del bene e ora vedo tanta morte. Ma la cosa che m’angoscia di più sono le menti stolte. Ahi la sofferenza, basterà per portarti la risurrezione!” Certo, con lo scenario di morte e di rovine si misurano le nostre paure, ma la paura più grande è il fatto di rendersi conto che si è perso il senno in ogni dove e che l’umanità, quell’ amata, martoriata, schernita umanità è smarrita, persino da chi illude gli ucraini, mandandoli le armi per uccidersi e distruggere il loro paese, mentre quel codardo, onnipotente li guarda freddamente dalla finestra…

Il superuomo proverà rimorso?

 Ben presto lo sapremo

 


Mariupol allegoria della sofferenza e della conversione L’orrore ha bisogno d’acciaio per abbeverarsi, dialogo tra Shakespeare e Dostoevskij

Ahi! Mia rimpianta e dannata Ucraina!

Ricordo il profumo dei tuoi granai…

Ora che la peste nera è come la furia dei beccai

S’abbatte su di te, causandoti ogni rovina

 

Erano le parole di Descartes, alla vista della tetra!

Se avessi un solo calamaio scriverei parole d’acciaio

Colui che accusò il tuo assassino d’essere un macellaio

Ti guarda ora beffardo e indifferente dalla sua finestra

 

E tu dove hai smarrito il tuo senno?

Avresti dovuto immaginare che un giorno…

La Russia d’un tempo avrebbe fatto il suo ritorno

E tu saresti finita nel forno, senza nessun perno

 

Aggiunse Dostoevskij: Napoleone, Napoleone...

Uccideva per fare del bene e ora vedo tanta morte

Ma la cosa che m’angoscia di più sono le menti stolte

Ahi! La sofferenza, basterà per portarti la risurrezione!

 

Mi sembri ora nella veste di chi sogna (Sonja)…

La prostituta amata che sfiorò la santità

Qual rimorso sentirà colui che amò l’umanità

Portandola dritto verso l’atroce gogna

 

Ahi! Quanto vorrei essere io l’autore d’ogni moralità!

E Shakespeare intervenne: a ciascuno, amici, la propria!

Come di chi si annida nella vecchia acciaieria...

 

O di chi invoca ora il diritto e la pietà!

Dissi guardando Mariupol: arriverà il giorno del rimpianto

“Sonja”, sogna la purezza è nei tuoi occhi di cobalto

 

 

 

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