J’accuse del 13 luglio 2022 sugli sviluppi della crisi politica con la scissione e le richieste disattese del M5S

 

J’accuse del 13 luglio 2022 sugli sviluppi della crisi politica con la scissione e le richieste disattese del M5S

 



A quale prezzo rimanere o non nell’attuale compagine governativa? Domanda ricorrente nelle menti di chi non conta più, non solo politicamente, ma anche in quel governo, terzo dell’attuale legislatura, nel quale si prendono decisioni e si fano considerazioni che non tengono più nel giusto peso l’oramai indebolito e tramontato movimento grillino. Che dire? Risveglio tardivo o una reazione d’orgoglio che non tiene più in considerazione l’opportunità e la gravità del contesto attuale dove alla guerra in Ucraina con tutte le conseguenze sul piano economico e sociale, si sommano le conseguenze disastrose di due anni di pandemia che non accenna a terminare  e tutta la recessione che aveva determinato e che rimane tuttora in corso.

Sta di fatto che Di Maio l’ha combinata grossa al movimento e non è la prima volta che avvengono dei divorzi ossia dei tradimenti di questa gravità. Tutto quindi è rimesso nelle mani dell’avvocato del popolo, il quale, sentito il Consiglio nazionale, dovrà decidere se appoggiare o meno l’azione governativa, a partire dal decreto Aiuti che passerà al vaglio del Senato nelle prossime ore. La mia impressione è che Draghi, come più volte ha dichiarato, non vuole un rimpasto nel governo, soprattutto alla luce della scissione avvenuta dentro il M5S. Questo, tuttavia, la dice lunga sul suo ruolo nell’operazione scissione e nella stessa identità politica della nuova creatura Di Maiana, che non raccoglierebbe nemmeno l’1% se si dovesse votare nelle prossime settimane, dopo la pausa estiva. La verità è che, oramai, questo governo manca di legittimità politica, dal momento che chi lo compone o non è stato eletto per andare al governo del paese, o nel caso ancor più grave aveva tradito il mandato degli elettori e gli stessi impegni sottoscritti dallo statuto del M5S. Quel che ci sconvolge è il carattere cinico e spudorato di chi si è incollato alle poltrone del governo e non vuole lasciarle adducendo che si tratta di alto tradimento della patria. Invece, è proprio il contrario quello che è avvenuto: abbiamo un paese non più rappresentato in modo reale nelle istituzioni della repubblica. Avrebbero quindi il coraggio quegli ultimi senatori grillini di rimandare il governo a casa, come è onesto che sia? Avrebbe il signor Di Maio, il coraggio di dimettersi lui e chi lo ha seguito e consegnare il mandato al corpo elettorale che lo ha eletto? Avrebbe il presidente Draghi l’onesta di constatare che non ci sono più i presupposti politici per continuare a governare questo paese e rimandare la palla agli elettori? Tutto è nelle mani del prescindete Mattarella regista dell’attuale legislatura e promotore del governo Draghi? Staremo a vedere cosa sta per succedere nelle prossime ore.

 

 

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