J’accuse del venerdì 8 luglio sulle dimissioni del premier inglese Johnson: quando la democrazia è autentica?

 

J’accuse del venerdì 8 luglio sulle dimissioni del premier inglese Johnson: quando la democrazia è autentica?

 



Ci sorprende molto il fatto abbastanza singolare che in una democrazia che è considerata la più antica e la più autentica del mondo occidentale che un premier inglese, a prescindere dal suo colore politico, e dopo una schiacciante vittoria elettorale, mai conseguita da un partito nella recente storia della democrazia del regno Unito, consegni, dopo mesi di resistenze e di pressioni da parte del suo stesso partito e dei suoi stessi iniziali sostenitori, le sue dovute ma clamorose dimissioni. Si dice che il "Re Lear", suo soprannome, sia stato per il populismo, il padre e la mente ideatrice e non a torto questo stesso spirito campanilista, per così dire, abbia dato luogo nel suo paese alla clamorosa uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Troppe divergenze e troppe diversità storiche , politiche ed economiche connotano l’Unione e un paese come il suo non poteva perdere tempo nelle diatribe e nei veti degli stati di Visiera, per così dire, ignari e aggiungerei, ingrati verso la storia e lo stesso ruolo svolto da chi un tempo salvò l’Europa dal baratro delle dittature nazifasciste.

Johnson lascia lo scettro facendo un discorso sul gregge, un discorso da filosofo e storico come lo è: " Molti di noi perderanno i nostri cari" , prima persona plurale, per far intendere al " gregge" che ci siamo dentro tutti, tutti, ma proprio tutti compresi me Boris. Seconda frase agghiacciante " Non faremo nulla" . Ce lo vediamo quel gregge davanti al proprio pastore che simula con un cenno del capo un assenso, come se tutto fosse opera altrui.”

Un grande statista! Tanta ironia sul gregge che segue e che in fondo è lo stesso da cui deriva il capo, lui. Tante allusioni a quel mondo di ipocriti e falsi che lo ha circondato e che se n’è sbarazzato proprio per quegli eccessi e quella mancanza del rigore che aveva connotato la sua condotta, benché egli abbia brillato politicamente. Ma da dove è uscito fuori il pastore di tale gregge?" Avremo mai noi un pastore e un gregge simile, nella nostra bell’Italia, dove i politici vengono indagati per i reati più gravi e persino condannati, ma non desistono dal ritirarsi dalla politica del paese? Avremo mai un gregge che si ribella contro il proprio pastore, quando egli sente che tale condottiero non abbia la legittimità per condurre e gestire i pascoli?

Certamente la nostra democrazia è una democrazia all’italiana. La conosciamo bene e conosciamo il nostro gregge così diviso e politicizzato e sovente, com'è avvenuto in questi ultimi decenni, disinteressato e lontano dalla politica. La cosa politica? Che cos’è in fondo? Oggi alla luce del governo Draghi e del secondo settennato Mattarella, ci sembra che siamo lontani anni luce dalla democrazia inglese. La verità è che facciamo di tutto, i nostri partiti per primi, per farsi che la democrazia sia limitata e delegata ai segretari dei partiti, che a loro volta, sono soggetti ai loby e ai poteri forti. 

Avremmo voluto che qualcuno si dimettesse in questo paese in occasione della seconda elezione di Mattarella, allorché, i partiti non sono riusciti ad eleggere un nuovo presidente. Avremmo voluto che lo stesso Mattarella sciogliesse questo parlamento, anziché affidare l’incarico di premier ad un tecnico non eletto. Ma le cose sono andate così. E se non si farà una legge elettorale seria e rappresentativa, il gregge avrà sempre pastori nominati all’italiana. Johnson, il pastore che abbandonò in un momento drammatico, rimarrà nella storia inglese e mondiale come colui che si è arreso al suo gregge.

Saremo mai come loro?

 

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