J‘Accuse del giovedì 22 settembre sulle elezioni politiche italiane. Perché non votare?

 

J‘Accuse del giovedì 22 settembre sulle elezioni politiche italiane. Perché non votare?




Mentre riflettevo sul quadro politico istituzionale italiano mi venne un’idea per definirvelo a voi in maniera semplice e consona alla realtà. Avete presente le spiagge italiane? Quanta bellezza e splendore hanno? Eppure la maggior parte di esse non sono beni pubblici ma appartengono a privati (Stabilimenti) che ci sono stabiliti, spesso in maniera abusiva e prevaricatrice. Questi gioielli della nazione sono diventati i loro beni personali. Allora, amici, quello che vale per le spiagge, vale anche per le istituzioni repubblicane: ne abbiamo viste di repubbliche sin dalla fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo appreso nel corso di questi decenni che l’unica moneta vigente per avere e conquistare il consenso non sono solo gli illusori programmi politici- che non vengono mai rispettati o le idealità oppure ancora il rispetto della cosa pubblica- che è sempre mancato in questo paese- ma l’afferenza ideologica ad una parte politica, correlata agli interessi personali, familiari e regionali e sovente imperniata tacitamente, in alcuni territori, al cosiddetto "voto di scambio. Direi di più che lo stesso voto, in alcune parti d'Italia, è controllato dalle stesse criminalità organizzate che lo orientano, a seconda delle congiunture politiche. La metafora delle spiagge, ovviamente, non è l’unica in questo paese. Ve ne sono ben altre che dimostrano quanto sia difficile la democrazia e l’uguaglianza dei diritti. Prendiamo ad esempio un altro settore non meno problematco per il suo carattere prevaricante: ogni qualvolta un governo abbia decido di riformare in senso concorrenziale e liberale la materia dei taxi, i tassisti bloccano il paese. Non vogliono che si liberalizzi questo settore dando la facoltà ad altri soggetti di intraprendere a loro attività di taxi, rendendo questo mezzo accessibile a tutta la cittadinanza. I tassisti come i politici vogliono le licenze gli uni e le poltrone gli altri, solo per sé, tramandandole ai propri familiari e affiliati: eppure sia le poltrone pubbliche sia le licenze sono beni pubblici concessi dallo stato italiano. Gli esempi sono tanti ma l’idea che ne discende è chiarissima: siamo di fronte ad usurpatori senza fede né pudore che ostacolano l’esercizio della democrazia e impediscono l’uguaglianza tra i cittadini. Vorrei tornare all’argomento centrale di questo J’accuse reintroducendolo con la sua negazione: perché votare? Votare chi? Domanderei. Ne abbiamo viste di tutti i colori nella passata legislatura. Pastori (primi ministri) non votati scelti da coalizioni non legittimati dal voto popolare. Un presidente della repubblica costretto ad un secondo mandato per incapacità e litigiosità tra le fazioni politiche ad eleggerne un altro super partes, un governo di solidarietà nazionale senza anima e al servizio dei poteri forti, il quale per giunta ci ha trascinati in una guerra i cui costi sono crescenti e insostenibili per i cittadini e le aziende e le cui conseguenze sono gravissime. Il “corporativismo politico”, termine mutuato all’economia e la frammentarietà connotano questo sistema politico dove è la guerra di tutti contro tutti. Persino il Movimento cinque stelle (M5S) che inizialmente si propose di combattere la partitocrazia, via via ne divenne un elemento imprescindibile: la vicenda Di Maio la dice lunga sul trasformismo avvenuto in seno a tutti i partiti persino in quelle destre che ora giurano sudditanza e fedeltà ai poteri forti atlantici e europei. Ma una certezza è incancellabile: la loro fede politica è sempre la stessa. Si sono mascherati oggi per gridare come dei mostri domani. E quel partito democratico? Che fine abbia fatto l’idea di una società giusta e vicina ai più deboli dove l’uguaglianza e la partecipazione devono essere i valori fondanti? Quello che rimane del PD è un branco di notabili al servizio proprio e di quelle corporazioni di cui sono ovviamente l’espressione. E allora chi votare?

Astenersi e dimostrare a questa partitocrazia che la maggioranza dei cittadini è arrabbiata contro questo sistema antidemocratico. Le istituzioni non devono essere il palcoscenico per nauseabonde commedie dell’arte. Ne abbiamo viste di tutte le salse. Le interferenze sono spudorate da chi dall’esterno vuole influire sul risultato. L’Italia rimane occupata e dipendente di fronte a coloro che non rispettano la sua identità nazionale e i suoi stessi interessi strategici e vitali. Che i governi passati e futuri lo sappiano: l’indipendenza politica è un valore mai raggiunto, ma da raggiungere con le dovute e necessarie riforme democratiche di cui il paese ha urgente bisogno.

Commenti