J’Accuse del mercoledì 29 marzo 2023 sul nodo degli ex militanti di estrema sinistra per i quali Roma ha chiesto l'estradizione dalla Francia

 

J’Accuse del mercoledì 29 marzo 2023 sul nodo degli otto uomini e due donne ex militanti dell'area dell'estrema sinistra per i quali Roma ha chiesto l'estradizione dalla Francia

 





Dopo oltre un anno dall'inizio della procedura, la Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi ha deciso di negare l'estradizione richiesta dall'Italia per i dieci “ex terroristi” degli anni di Piombo. Appunto anni di piombo e di violenze che hanno segnato il nostro paese, in un’epoca caratterizzata dalle ombre e dalle deviazioni sulle quali ancora non si è detta l’ultima parola e che hanno visto nell’omicidio dell’ex Presidente Aldo Moro il suo punto culminante. Protetti dalla Dottrina Metterand per decenni, i ricercati dalla giustizia italiana hanno goduto di una protezione condizionata dallo stato francese: rinunciare alla violenza armata e (pentirsi) da un passato che li avrebbe sempre perseguitato. Da Parigi, quindi, arriva l’ennesimo nied che  chiude definitivamente all’estradizione dei 10 di estrema sinistra, condannati in Italia per fatti di sangue. la motivazione espressa dalla Corte d’appello di Parigi è “che si tratta stati di giudizi di colpevolezza pronunciati dalla giustizia italiana in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo. La legge italiana non offre loro questa garanzia e la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l'Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto al rispetto della vita privata e familiare».

Analizzando questa motivazione c’imbattiamo in un passaggio significativo: “Giudizi pronunciati in contumacia e la cosa più interessante e che non è stato loro consentito di difendersi in un nuovo processo, come se la Corte francese tentasse di mettere in discussione l’operato stesso di quella giustizia italiana che li ha condannati. Ma la vicenda dei dieci italiani wanted dalla giustizia italiana aldilà dei suoi aspetti giuridici e giudiziari rimane e sarà una vicenda meramente politica. Difatti, prima dell’udienza Irene Terrel, l'avvocata francese di sette dei dieci ex militanti italiani, ha affermato all’agenzia Adnkronos: «le sentenze della Corte d'Appello di Parigi sono ben motivate e non sono attaccabili dal punto di visto del diritto», e si è spinta ad aggiungere che «Era un ricorso meramente politico e non giuridico». Quindi è la politica a voler lasciare aperta questa ferita di un passato tanto sanguinoso quanto da riscrivere nelle sue oscure dinamiche, carnefici e vittime. E’ il caso di dire che la verità storica e quella giudiziaria non collimano? Quel contesto connotato dalla guerra fredda, dalla strategia della tensione, dallo scontro ideologico e militare di fazioni interne e internazionali, a nostro modesto avviso, va suggellato per sempre come un periodo oramai superato. Al nostro paese di fare i conti con la sua storia e di trarne i dovuti insegnamenti ma anche di lavorare per una riconciliazione nazionale mai avvenuta. Questa mancata riconciliazione è il vero problema in questa vicenda, perché le forze politiche e gli stessi parlamenti eletti in questi decenni hanno avuto, hanno e avranno finché non sarà fatta, una grande responsabilità nel non aver saputo porre una fine politica e giudiziaria a questa vicenda che proprio come ha osservato l’avvocato Irene Terrel: è una vicenda esclusivamente politica dove la giustizia francese ha più volte espresso un sua contrarietà all’estradizione. L’augurio, infine, è che si pongano le basi politiche e giuridiche per una riconsiderazione dell’affaire dei 10 italiani ricercati. I reati commessi, come motiva il giudice francese hanno bisogno di un nuovo processo. Ma l’aria che tira a Roma è totalmente sfavorevole a qualunque altra soluzione. Le forze politiche, appunto politiche, soprattutto di destra, non vogliono mollare. E allora? Cercheranno un’altra scappatoia per continuare il loro discorso sulla mancata consegna dei terroristi, allorché il paese affonda nelle menzogne e nelle crisi interminabili. Il problema principale è e rimane come s'interpretano i fatti storici: vincitori e vinti non hanno mai la stessa lettura della storia, così se avessero vinto loro, oggi chi sarebbe stato ricercato? Ad un certo punto bisogna riconoscere che il proprio limite. la domanda però da porre in chiave storica: perché Mitterand ha concesso loro protezione? La verità è ben lontana dall'affiorare a noi, ma siamo noi a leggere in quel periodo storico la follia di un mondo diviso e violento in tutte le sue componenti. E' questa la verità.

 

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