Nota del primo Maggio. Manifesto del primo maggio : Il lavoro come autentico motore di pace e di rinnovamento

 Nota del primo Maggio. Manifesto del primo maggio : Il lavoro come autentico motore di pace e di rinnovamento


Renato Gattuso, Contadini al lavoro, 1951, Olio su tela, Galleria d'Arte Moderna, Genova



Alla classe operaia, al lavoro che porta benessere, pace e progresso auguro un primo maggio ricordando che solo il lavoro manuale, intellettuale e mentale finalizzato a portare beneficio e sostentamento alle società umane è degno ad essere chiamato con tale nome.
Sento in questa postmodernità parlare di svariati modi per avere lucro e ricchezza, e alludo al cosiddetto terzo settore, ovverosia a tutto ciò che riguarda le attività e le rendite finanziarie e il lucro in generale che portano i tassi d'interessi e gli investimenti finanziari. A mio avviso si tratta di un'economia immateriale, chiaramente fasulla in quanto tradisce proprio il valore autentico del lavoro e la sua sacrosanta funzione d'essere il vero nobilitatore e promotore delle società umane. Attraverso l'intelligenza, il lavoro fisico, mentale e intellettuale può ridare all'intera umanità il progresso, la giustizia nella distribuzione delle ricchezze e infine la stessa pace tra le nazioni. Oggigiorno noi assistiamo a dei conflitti immani tra le superpotenze vecchie e nuove in cerca di ristabilire un equilibrio nella gestione e la ridistribuzione delle influenze e delle risorse nel pianeta e questa lotta urta appunto contro tutti i sistemi politici, finanziari e militari che hanno retto gli equilibri internazionali fino ad oggi. Assistiamo, altresì, ad un arretramento, e oserei dire ad un quasi annichilimento della classe operaia nella sua identità di classe dinamica e portatrice di rinnovamento sociale e politico, nelle sue rappresentanze politiche oramai impercettibili e sostituite da beceri partiti populisti che si sono arrogati il diritto di diventare loro, e in modo arrogante e padronale, i rappresentanti del mondo operaio. Di fronte a questo nuovo fascismo galoppante nelle sue variopinte forme verbali e politiche, che tratta i migranti, i profughi e i diversi in generale come inferiori e li considera la causa della crisi dei sistemi sociali, politici che ha investito la vecchia Europa, la classe lavoratrice e il mondo del lavoro, devono ritrovare i valori originali che hanno costituito gli emblemi e i vessilli vincenti nei secoli passati. La riconquista delle piazze e delle istituzioni prese d’assalto dalle nuove marce dei nuovi rappresentanti dei poteri forti che fingono loro e in modo ridicolo di rappresentare la classe operaia e il lavoro col varo di misure pietose a favore delle assunzioni e della crescita, si direbbe le ossa gettate ai cani, mentre le disuguaglianze sociali e politiche aumentano giorno dopo giorno. Persino la stessa pace che aveva retto per decenni tra le Nazioni, oggigiorno è minacciata, non solo perché non si condannano le aggressioni ai popoli com’è avvenuto prima nel Donbass e in Palestina, ma si cerca di diffondere menzogne e disinformazioni, per alimentare guerre di sopravvivenza e di liberazione, funzionali alle forze dominanti e al loro crudele imperialismo. In questo contesto drammatico e truce per le sorti della pace internazionale, l’assenza della voce dei Movimenti operai e della stessa Rete o internazionale operaia è rimarchevole: lo è all’interno dei paesi dove le ondate populisti, e gli stessi partiti e sindacati che affermano di rappresentare la Sinistra e gli operai, si sono allineati con i poteri forti e le cupole che stanno alla regia di questo blocco sociale e queste tragedie, e che in definitiva impediscono la dialettica democratica e lo stesso confronto sociale e politico e lo è a livello internazionale dove l’emergenza di nuove potenze regionali e il risveglio di altre, sta portando allo scontro diretto e alla stessa perdita identitaria democratica dell’occidente. Ecco perché nel mio memorabile manifesto odierno metto l’accento sulla distinzione tra il lavoro autentico così come l’ho descritto e vale a dire quello che porta alla ricchezza, alla giustizia e al progresso e l’altro lavoro che produce una ricchezza fittizia, immateriale, numerica e funzionale al sistema, frutto del mondo finanziario nelle sue molteplici attività speculative, che falsa gli equilibri non solo sociali e politici ma anche, traslato tra le nazioni, rette da organismi finanziari e bancari, figlie di questo sistema, altera gli stessi equilibri internazionali e in definitiva impedisce e toglie la speranza a chi vuole creare il proprio riscatto valoriale, con il proprio lavoro e le proprie idee valutarie, e direi politiche e sociali. Ma lo stesso sistema imperialista, alla fine, lo controlla e sanziona affinché ciò non accada. In poche parole ciò a cui assistiamo in una singola società bloccata dalle classi e da questo stesso sistema di creare la ricchezza, avviene a livello internazionale dove tutto è controllato e gestito dai dominatori attuali. Aveva avuto certamente ragione Marx quando disse: che la dinamica storica è una continua lotta tra dominati e dominatori.
Viva il lavoro, viva la classe operaia.

Commenti