J’Accuse del 23/06/2016 Un bilancio sulle passate elezioni comunali. La fine della Commedia dell'Arte



Se non ci fosse stato quel 40% ottenuto, sbandierato e strumentalizzato dal partito democratico e dai renziani alle elezioni europee del maggio 2014, lo stesso Renzi non avrebbe avuto mai quella spavalderia e quella “finta legittimità” direi per legittimare e attuare tutte le sue riforme e le decisioni politiche prese e fatte  finora dal suo governo. Quel fittizio, illusorio, irreale e ormai sfumato 40% è stato alla base di un grande equivoco. Renzi lo ha usato per governare e giustificare la sua permanenza al governo nazionale. Ora alla luce dei risultati delle recenti elezioni comunali, tutto questo consenso tanto declamato e tanto narrato, non esiste più? Renzi e i suoi sostenitori hanno ricevuto una bella batosta; una doccia fredda. La dura realtà che vivono gli italiani, dipinta in modo roseo dai mass media e dai suoi seguaci, si è fatta sentire e ha detto basta. E’ una sconfitta senza attenuati, caro Renzi. E allora? In una normale democrazia, Se ne devono trarre le conseguenze politiche. E la prima cosa da fare è restituire lo scettro al parlamento. D’altro canto se andiamo ad analizzare l’ultimo voto dei comunali, ci salta all'occhio una seconda anomalia! Il partito astensionista è sempre maggioritario. Ma ci dobbiamo porre anche  la seguente domanda politica: come mai a Napoli e a Roma non si è affermato il M5S e ha avuto delle percentuali che non superano il 10% in entrambe le città? Napoli, come sappiamo, è una città difficile, dove l’elettorato è stato preso in giro per decenni da chi aveva governato la città e dove i problemi sociali ed economici rappresentano una sfida perenne. In una città simile, un ex magistrato di nome De Magistris è riuscito a battere la destra, la sinistra e persino il M5S. A mio modesto avviso questo caso rappresenta un’anomalia nazionale. De Magistris è uneroe o qualcos'altro? Il racconto della vicenda napoletana sembra persino essere surreale. Quanto a Milano, la città più borghese d’Italia, il risultato delle urne ha rispecchiato questa sua peculiarità. C’è da osservare però che  in entrambi i casi rappresentano due spaccati opposti dell’Italia odierna caratterizzata dalle crescenti disuguaglianze e dalle ingiustizie dove le realtà più povere si ribellano al controllo dei partiti e dello stato nazionale e dove quelle ricche o in declino cercano di difendere i loro interessi afferrando ancora disperatamente quel che rimane dei rottami e della nomenclatura che aveva governato il paese finora. 

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