J’Accuse del 10/03/2020 sulle teorie complottiste che ruotano attorno al Coronavirus




J’Accuse del 10/03/2020 sulle teorie complottiste che ruotano attorno al Coronavirus o alla corona in contesa

Riflettere e scrivere sul coronavirus significa non solo riconoscere la fragilità delle società umane e narrarne le immani difficoltà e limitazioni di libertà a cui vanno via via incontro, ma anche porsi delle domande oggettive sull’origine, l’artificiosità o meno e la tempistica dello scoppio di questa crisi.  Tante domande sorgono quando noi andiamo ad analizzare il “come mai un virus, come si vuole far credere al mondo intero, abbia una potenza virale irresistibile a tutti i potenti antibiotici finora scoperti e una capacità di diffusione e di contagio che gli esperti stessi stanno ancora misurando?”. Un’altra domanda sorge ancora: come mai questo virus non è mai uscito fuori prima del 2020, allorché i cinesi avevano da sempre mangiato serpenti e pipistrelli? La storia dei pipistrelli e dei serpenti è così sbalorditiva e in qualche modo, anche se fosse vera, pone in risalto le profonde differenze culturali che dividono ancora la Cina dal resto del mondo. Ve ne avevo parlato nei miei J’Accuse in diretta su Facebook nei giorni scorsi della innegabile e inaccettabile responsabilità del governo di Pechino in questa spinosa vicenda: il non aver saputo e provveduto alla limitazione della diffusione avvertendo in tempo i governi del mondo sulla pericolosità, o meglio sulla letalità di tale virus. La Cina, potenza imperiale, con la sua ambizione di conquistarsi nuovi mercati e costruire vie alle sue merci, è ben lontana dagli standard internazionali sia a livello etico e culturale, sia sul piano del rispetto dei valori della democrazia e dei diritti umani. Sebbene essa rimane un pianeta costellato da eccellenze, frutto del lavoro intensivo o forzato e di capitali in mano ad esigue minoranze legate al partito unico, d’altro canto non si possono non sottolineare le profonde e disumane contraddizioni che saltano agli occhi quando si visitano le sue aree rurali e le periferie delle sue metropoli.

Ad ogni modo, sta affiorando una cospicua e densa letteratura sul coronavirus. Seguendo il "Cogito ergo sum" di Cartesio, occorre porre dei seri interrogativi sul suo carattere scientifico o immaginario di tali certezze. Alcuni pensano che sia una di quelle periodiche epidemie che ci giungono dall’estremo Oriente, altri corroborano la natura artificiosa, essendo appunto debole la tesi opposta e accusano che esso sia stato fabbricato ad hoc per conseguire determinati scopi in campo politico, economico e strategico. Ma quel che ci preoccupa maggiormente è che gli esperti dell’Organizzazione mondiale della Salute avvertono, a detta del loro Presidente: "siamo vicini alla proclamazione della Pandemia a livello globale". In questo apocalittico scenario, se la diffusione continuerà, come del resto la ragione ci sta dicendo, siamo alla vigilia di una tragedia dalle dimensioni bibliche. I governi dei paesi più industrializzati temono uno scenario del genere e la paura più grande è ovviamente per i paesi poveri dove le strutture ospedaliere e le cure sono da sempre fatiscenti.

Ma torniamo al nostro interrogativo: perché il coronavirus, nome assai intrigante, deriva dalla parola corona e allude chiaramente al potere, è venuto alla luce in questo contesto globale caratterizzato dalle divisioni, dalle competizioni e dall’emergenza di nuovi attori internazionali? In ogni dove colpisce il Covid 19! Ed è un nemico invisibile, mutevole e indistruttibile. Mette in ginocchio i governi e trasforma i paradisi in inferni. Questo Covid 19 è nato dai serpenti e dai pipistrelli oppure è qualcosa di artefatto volto a seminare caos e indebolire i rivali di coloro che aspirano al mantenimento della loro corona? Siamo davvero alla fantascienza! Viviamo nell’incubo di un mondo surreale e non più mansueto. Se è vero che la natura può congegnarci come dicono gli scienziati Virus che mutano col mutar delle loro vittime e degli ambienti che essi investono e che rimangono in quegli ambienti pur di fare il maggior numero delle vittime, questo la dice lunga sul carattere batteriologico del coronavirus. Sebbene i governi non si sbilanciano nel definire la natura di tale virus per le ovvie conseguenze politiche ed economiche ad esso connesse, il tempo ci dirà con chiarezza la verità. E’ una questione di tempo. La via della seta ha prodotto lo scenario più surreale. Il mondo corre un pericolo mortale.

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