J’Accuse del 27/06/2020 sul rispetto dei diritti umani nel mondo arabo



J’Accuse del 27/06/2020 sul rispetto dei diritti umani nel mondo arabo

Parlando ieri  il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è soffermato dell’importanza per le famiglie e lo stato italiano a fare piena luce sulla strage di Ustica. Egli ha affermato: “Ustica rimane una ferita aperta nella storia repubblicana e che il dovere della verità è fondamentale”. Ovviamente uno stato democratico che non riesce a garantire la giustizia e la verità ai suoi cittadini dovrebbe porsi delle domande sulla natura stessa e sui condizionamenti di cui sono soggette le sue istituzioni.
La verità per le vittime di Ustica s’intreccia nell’anniversario di tale strage con quella del povero Giulio Regeni. Entrambe le vicende hanno un denominatore comune: davanti ai crimini e alle violazioni che subiscono i nostri cittadini non regge e non dovrebbe prevalere nessuna ragione di stato. Che si tratti del nostro stato o di altri stati, la verità è fondamentale per garantire la stessa tenuta della democrazia e la sua continuità. In questo contesto delicato e complicato dalle crisi internazionali e dalla pandemia del coronavirus che ha avuto delle conseguenze nefaste sulle economie di tutti i paesi della comunità internazionale, la difesa dei diritti umani deve essere una stella polare irrinunciabile per le democrazie. Se rinunciassimo per debolezza avvenuta o per mancanza di ideali alla nostra identità democratica e ai nostri valori costituzionali in cambio di qualche transazione commerciale o qualche losca vendita di armi che prima di gravare sulle nostre coscienze, graveranno inevitabilmente contro le stesse popolazioni inermi che vedrebbero stringersi ancora la morsa della repressione e delle violazioni che lo stesso nostro ricercatore Regeni ha subito in maniera disumana e simbolica. E proprio il simbolismo politico e umano di questa drammatica vicenda dovrebbe portare i nostri governanti a riconsiderare il loro approccio con i regimi repressivi accusati di violazione dei diritti umani e in primis quello egiziano. La difesa dei diritti umani non è solo un’opzione alla luce di quest’affare Regeni, ma un obbligo del governo italiano verso la memoria di un nostro cittadino assassinato barbaramente in Egitto, dagli apparati di quel paese e soprattutto verso i suoi genitori che vogliono la verità e la giustizia per un figlio massacrato in maniera inspiegabile. La difesa dei diritti dell’uomo deve a nostro avviso essere la linea perseguita non solo dal governo di Roma ma dall’intera Unione europea attraverso le sue istituzioni di politica estera. Oggigiorno tuttavia osserviamo con rammarico le divisioni e le scandalose incoerenze di tali paesi sempre affievoliti e divisi sui temi che riguardano Il riassetto geopolitico in Libia, lasciando spazio a potenze emergenti che causano a loro volta caos e sconvolgimenti ulteriori.  L’Italia, in questo contesto, nonostante le divisioni politiche interne, è chiamata a svolgere un ruolo centrale. “Cogli l’attimo fuggente, direbbe il filosofo”. Se i governanti di Roma riuscissero a delineare le grandi linee di una Nuova Politica Estera nel Mediterraneo basata sulla collaborazione economica e il rispetto dei diritti umani, questo potrebbe costituire la base per la pace e la prosperità in tutta la regione. Però finché si continueranno ad ignorare i soprusi dei regimi dittatoriali, facendo prevalere altri interessi opposti a quelli appena citati, noi vivremo in un mondo delle Ustica e dei Regeni senza fine.  L’appello di J’Accuse al governo italiano di adottare l’approccio della Difesa dei diritti umani nel mondo arabo come fondamentale e  irrinunciabile al fine di avviare non solo un processo democratico in tali paesi ma anche una partnership politica ed economica, unico modo per rispondere agli esodi e alle intermittenti crisi e rivolte che avvengono in quell’area così vicina e così fondamentale per la nostra sicurezza.

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