J’accuse del 4 giugno 2022 sulla festa della Repubblica

 


J’accuse del 4 giugno 2022 sulla festa della Repubblica


 

Non avrei risparmiato alla nostra Repubblica questo mio J’accuse crudo e per nulla cerimonioso. Certo le ragioni del mio sdegno sono tante e sotto gli occhi di tutti i cittadini. Un tempo avevamo la monarchia e la figura del Re rappresentava, nel bene e nel male, quella garanzia d’unità e di continuità dello stato. Le dinamiche partitiche si avvolgevano in quel sistema parlamentare che era connotato dall’instabilità politica e dallo scontro ideologico di quelle epoche. Le compromissioni della monarchia italiana con il regime fascista furono alla base della sua fine. Poi la storia, la conosciamo: sono stati gli alleati e l’arco politico istituzionale di allora a sigillarne la fine. La Resistenza, nelle sue svariate espressioni politiche e ideologiche, non poteva certo continuare a collaborare con chi, nel ventennio fascista, aveva cooperato e garantito quel quadro politico del terrore e della repressione. Ma il referendum istituzionale che venne fatto nel 1946 per decidere della sorte del regime monarchico fu vinto con una manciata di voti, sulla quale gli storici e gli scettici, non furono mai convinti della sua regolarità. Questo è un tema che non c’interessa. Lasciamolo alla storia e agli storici e comunque la monarchia ha meritato quella sorte.

Oggi però la Repubblica che ne subentrò non merita le lodi che la propaganda ufficiale le conferisce: è pur vero che la sconfitta del fascismo abbia consentito a questo paese di elaborare una delle costituzione repubblicane più garantiste e rappresentative della storia democratica dell’intero occidente, ma quel che noi deduciamo dalle pratiche politiche ed istituzionali e dalla stessa evoluzione repubblica è che il malcontento dei cittadini verso la partitocrazia e le stesse dinamiche istituzionali sviluppate è stato ed è sempre crescente: se analizziamo la sola attuale legislatura, con tutte le compagine governative sorte,- lasciamo perdere le motivazioni politiche ed emergenziali incontrate,  tutto si può dire meno che si tratti di una reale democrazia.

La democrazia repubblicana vuole che siano i cittadini italiani i veri protagonisti della politica e delle elezioni democratiche e non come avviene nel segreto delle stanze del potere, dove si decidono le cariche politiche, li indirizzi politici e le decisioni di guerra e di pace. Mi riferisco in modo critico a due fatti in correlazione tra di loro:

1-      Era necessario portare l’attuale legislatura alla sua fine naturale in un quadro politico ed istituzionale connotato dalle divisioni e dalla non rappresentatività politica?

2-      La rielezione del presidente Mattarella, nonostante il suo rifiuto iniziale, denota le criticità, le contraddizioni e la crisi di un sistema parlamentare repubblicano per nulla democratico e rappresentativo

 

Certamente le due considerazioni sono correlate: un parlamento incapace d’esprimere una maggioranza politica stabile e durevole non doveva continuare ad esistere. Altrettanto dire nella fattispecie dell’elezione di un Capo dello Stato o della Repubblica che è stato il frutto di un compromesso che tutto si può dire me no che democratico. Il problema però, cari amici, è che la repubblica è un ostaggio dei partiti e direi la stessa democrazia prevista dalla nostra costituzione. Se si continua in modo cinico e strumentale a rifiutare di varare le riforme politiche e istituzionali per restituire lo scettro ai cittadini, vale a dire garantire la loro rappresentatività in seno al parlamento, con una decente legge elettorale che dia loro la facoltà di scegliere i loro rappresentanti, incentivando così il loro ritorno alla partecipazione e al voto; se si rifiuta ancora di congegnare un’elezione del presidente della repubblica che emani non dai poteri forti, vale a dire dai segretari dei partiti, ma dai collegi elettorali, allora noi qualificheremo questa repubblica con un attributo assai lontano dall’essere in sintonia con la nostra costituzione. Quel che fa rabbia in questo paese è che si continua ad alimentare sempre le paure e gli spettri del passato. L’elezione diretta del presidente della repubblica garantirebbe stabilità al sistema repubblicano e inietterebbe una sana dose di democraticità nelle istituzioni politiche.

Queste considerazioni sono il frutto della mia riflessione e del mio attaccamento alle istituzioni repubblicane e alla democrazia in questo paese. Una repubblica che si svolge nelle secrete stanze dei palazzi e che a noi si manifesta solo ogni 2 di giugno, non ci fa avvicinare, ma al contrario ci rende più indignati e indifferenti verso le sue cerimoniosità e i suoi riti. La repubblica è il governo dei cittadini e non dei notabili del potere.

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