J’accuse del venerdì 29 luglio dai fallimenti ai complotti. Il fango dei repubblicani delle banane non ha fine

 

J’accuse del venerdì 29 luglio dai fallimenti ai complotti. Il fango dei repubblicani delle banane non ha fine

 



Ho terminato il mio ultimo j’accuse sulle dimissioni del premier inglese Johnson, facendo un confronto con la discutibile situazione politica italiana, auspicando che si giungesse ad un ritorno alle urne, ridando così al popolo la facoltà di scegliersi una nuova maggioranza. Difatti ho concluso  l'articolo con questa frase: “Avremmo voluto che qualcuno si dimettesse in questo paese in occasione della seconda elezione di Mattarella, allorché, i partiti non sono riusciti ad eleggere un nuovo presidente. Avremmo voluto che lo stesso Mattarella sciogliesse questo parlamento, anziché affidare l’incarico di premier ad un tecnico non eletto. Ma le cose sono andate così. E se non si farà una legge elettorale seria e rappresentativa, il gregge avrà sempre pastori nominati all’italiana. Johnson, il pastore che abbandonò in un momento drammatico, rimarrà nella storia inglese e mondiale come colui che si è arreso al suo gregge.”

Ora dopo solo alcuni giorni dalla scrittura di quest’articolo, questo scenario si è avverato. Probabilmente nell’immaginario di una parte di questa classe politica le dimissioni del premier inglese Johnson furono come un elettroshock: come si può recitare ancora una commedia dell’arte della pseudodemocratica in questo paese, sostenuta ad arte dai ciarlatani d’ogni matrice e dai servitori delle bugie che sono al servizio dei poteri forti nei principali quotidiani e televisioni nazionali? Quel che Draghi fu, venne spassato via in un frangente di follia e di ragione: nessuno si deve ritenere insostituibile, anche quest’insostituibilità è stata in qualche modo narrata e santificata dentro e fuori il paese Italia da chi conosce bene i litigi e i complotti orditi tra le principali formazioni politiche dell’arco costituzionale. La dissoluzione di questo parlamento giunge tardivamente ma ineluttabilmente. Ovviamente non si poteva più continuare nelle nomine dei “pastori” da parte del Capo dello Stato, quando tale “pratica molto discutibile” connota questa democrazia di immaturità e di sudditanza di fronte ai poteri forti interni e internazionali. Ricordiamo il discorso del premier Johnson sul gregge e i pastori: “Molti di noi perderanno i nostri cari”, prima persona plurale, per far intendere al " gregge" che ci siamo dentro tutti, tutti, ma proprio tutti compresi me Boris. Seconda frase agghiacciante " Non faremo nulla”. Non faremo nulla! A che cosa servono queste elezioni se la stessa legge elettorale è rimasta invariata e darà luogo allo stesso caos politico e istituzionale? Vi rendete conto o cittadini della repubblica? A questo paese serve una chiara legge elettorale maggioritaria che dia un governo sicuro e stabile al paese e non gli intrighi e i complotti dei palazzi a cui siamo stati abituati per decenni. In questo contesto le accuse e il tiro del fango è la moneta corrente e siamo solo all’inizio di questa calda campagna elettorale. Quando Di Maio accusa il M5S di collusione con l’ambasciata russa a Roma o la Meloni si china davanti a quella americana, giurando fedeltà all’atlantismo…, e il povero Letta che avverte il paese sul fatto che scegliere tra lui e la Meloni è una questione di vita o di morte per la democrazia e per la stessa Italia! Siamo ancora all’inizio della campagna elettorale e il fango in preparazione sarà sufficiente per annerire le istituzioni. Eppure è l’estate, amici: tempo dei Meloni e dei cocomeri! Rinfreschiamo la nostra mente e il nostro cuore di fronte a tante scemenze. Quel che è sicuro quando parliamo di democrazia è che essa ha radici profonde nei nostri cuori, nelle nostre menti, nelle nostre case e nelle nostre scuole, ma questa sua stessa esistenza finisce quando essa varca le stanze dei poteri forti e di quella classe politica, che a nostro avviso, per dirla con le parole di Herbert Marcuse: “La libera elezione dei padroni non abolisce né i padroni né gli schiavi. La libera scelta tra un’ampia varietà di beni e di servizi non significa libertà se questi beni e servizi alimentano i controlli sociali su una vita di fatica e di paura, cioè, se alimentano l’alienazione”. Cioè seguace di finalità prescritte e per nulla rappresentativi. Staremo a vedere i futuri sviluppi della campagna elettorale che certamente verterà sui temi che più appassionano il paese dalla guerra in Ucraina, alle difficoltà crescenti per l’economia dei paesi coinvolti e alle solite frottole e slogan dei partiti populisti sulle cause e i rimedi. Ne sapremo di più man mano che i giorni passeranno…

 

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