J’Accuse sul miracolo dei Fratelli d’Italia dal 3% dei consensi al primo partito italiano. Un caso di alchimia politica più unica che rara!

 


J’Accuse sul miracolo dei Fratelli d’Italia dal 3% dei consensi al primo partito italiano. Un caso di alchimia politica più unica che rara!


 

 

E’ pur vero che il belpaese è il terreno ideale per salire scendere metaforicamente parlando: tra montagne, colline e pianure. L’allegoria collima in modo assoluto anche nella realtà politica.  Ma politicamente parlando l’avvento di Georgia Meloni ai vertici del partito più a destra nello scenario politico italiano sembra abbia decisamente dato, dopo la caduta del fondatore di Alleanza Nazionale, Fini, quello slancio verso il vertice.

Ma com’è successo e quale il segreto di questa ragazza, oggi donna di successo, ammirata e osannata?

Ella debuttò dal 2006 al 2008 come vicepresidente della Camera dei deputati e dal 2008 al 2011, come ministro per la gioventù nel quarto governo Berlusconi. Ma la sua fortuna, a nostro avviso, incominciò proprio con la svolta di Fiuggi con la fondazione del partito Alleanza Nazionale, sulle ceneri del Movimento Sociale italiano. Gianfranco Fini allora fu l’ideatore di questo grande progetto politico finalizzato a democratizzare e a dare quindi un riconoscimento nazionale e internazionale alla sua formazione politica, considerata prima d’allora come erede e continuatore del fascismo in Italia. Questa fu una condizione sine qua non per entrare a far parte dei governi italiani a guida Berlusconi. La svolta venne salutata positivamente sia in Europa che dagli ambienti israeliani ed ebraici nazionali e mondiali. In fondo l’idea fu geniale e non c’era un altro modo per voltare pagina che quello di chiudere con il passato e i vecchi scontri politici e aprire una pagina nuova per una destra italiana sociale, democratica, europea- e aggiungerebbe la Meloni, oggi con i megafoni per rassicurare gli americani sul suo populismo, atlantista e filo americana. Gianfranco Fini dovette andare contro la parte più nostalgica e ortodossa del Movimento Sociale, che alzò le barricate dentro la nuova formazione politica, la quale non accettò la svolta di Fiuggi e in qualche modo, proprio chi successivamente abbandonò il povero Fini, dopo che il cavaliere gli ordì il tranello dell’appartamento di Montecarlo, per farlo fuori politicamente e umanamente con la sua stampa e le sue televisioni. Quanti hanno lucrato e preso mazzette in questo paese e sono rimaste al loro posto? Quanti hanno persino subito condanne e sono stati eletti dai propri feudi politici? La caduta di Gianfranco Fini, voluta e orchestrata da Berlusconi aveva in qualche modo rappresentato quell’opportunità per la Meloni di salire sul carro del cavaliere e di chiudere successivamente con la svolta di Fiuggi con la fondazione dei Fratelli d’Italia, nel dicembre 2012. Nessuno allora avrebbe scommesso una lira sul fatto che questo partito lacerato e diviso tra passato e presente avrebbe un giorno aspirato a guidare l’Italia come sta avvenendo oggi. Eppure l’alchimia Meloniana, nel bene e nel male, sta avendo un clamore inedito. Sarà perché la realtà politica stessa non presenta delle alternative valide- guarda caso quello che succede nel o nei campi avversi tra caos, clientelismi, purghe interne e subalternità ai poteri forti, o sarà perché la battaglia culturale per affermare in Italia una destra democratica, sociale e moderata è in qualche modo ancora in corso e non è mai stata compiuta fino in fondo, anche dopo l’arresto della svolta di Fiuggi, voluta proprio dalla Meloni e coloro che l’hanno sostenuta successivamente.

Dobbiamo continuare a domandarci noi come analisti: come mai in questo paese non esistono dei riferimenti politici e valoriali solidi e durevoli? Il presente quadro partitico rivela un dato politico preoccupante: la frammentarietà e il trasformismo galoppante rappresentano un problema politico e istituzionale. In altre parole, nella mancanza dei pilastri politici e democratici che si traducono nella partecipazione massiva dei cittadini e nell’uguaglianza delle opportunità che dovrebbe connotali, è in ballo la stabilità politica istituzionale del paese. La disaffezione e la sfiducia che ne consegue determinano quell’allontanamento massiccio dalla partecipazione e dall’esercizio dei propri diritti politici. Oggigiorno siamo di fronte ad una grave crisi delle democrazie, proprio per colpa di chi predica una pseudo democrazia fondata sull’asservimento ai poteri forti, sullo sfruttamento delle classi popolari, sulla creazione del caos e sulla costruzione di un mondo unipolare e iniquo verso i paesi poveri e infine l’isolamento delle voci dissenzienti. La mia allusione allo scenario ucraino e alla sua incisione nella campagna elettorale tra assenso all’invio delle armi e sostegno al governo di Kiev e ricerca di soluzioni alternative e realistiche per la pace in Europa e nel mondo. Tornando infine alla salita vertiginosa della Meloni, essa può darle come abbiamo già osservato non pochi problemi in presenza di un quadro politico instabile e continuamente mutevole. Ne sapremo parlare quando essa si avvererà. Nel frattempo, ciò che succede nel campo opposto non è affatto rassicurante: il PD di Letta non è affatto credibile ed è asservito a logiche e politiche che non sono affatto tradizionalmente di sinistra. Quanto alla sinistra, essa non esiste più, nemmeno nei programmi del M5S che vive una profonda crisi politica, proprio per la gioia delle destre e dello stesso PD, suoi eterni rivali e ex partner di governo, in un’Italia che pullula di tradimenti e di contradizioni.  

 

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