J’Accuse del 3 agosto 2018 sul decreto Dignità del governo Di Maio (Conte)


J’Accuse del 3 agosto 2018 sul decreto Dignità del governo Di Maio (Conte)





 
 Ieri sera è stato approvato dalla Camera dei deputati il decreto Dignità. Questo provvedimento è entrato in vigore il 14 luglio scorso e per rimanere efficace dovrà, come lo detta la nostra costituzione, essere convertito in legge entro sessanta giorni in legge dal parlamento nazionale con l’approvazione di entrambe le camere. La principale novità contenuta nel testo definitivo del Decreto Dignità, il DL n. 87 del 12 luglio 2018, è rappresentata dalle nuove regole sui contratti a tempo determinato: la durata scende da 36 a 24 mesi, i rinnovi passano da 5 a 4 e torna l’obbligo di indicazione della causale.

 

Il decreto Dignità è formato dai seguenti articoli:

1. Modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato;

2. Modifiche alla disciplina della somministrazione di lavoro;

3. Indennità di licenziamento ingiustificato e incremento contribuzione contratto a tempo determinato;

4. Differimento del termine di esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali in tema di diplomati magistrali

5. Limiti alla delocalizzazione delle imprese beneficiarie di aiuti;

6. Tutela dell’occupazione nelle imprese beneficiarie di aiuti;

7. Recupero del beneficio dell’iper ammortamento in caso di cessione o delocalizzazione degli investimenti;

8. Applicazione del credito d’imposta ricerca e sviluppo ai costi di acquisto da fonti esterne dei beni immateriali;

9. Divieto di pubblicità giochi e scommesse;

10. Disposizioni in materia di redditometro;

11. Disposizioni in materia di invio dei dati delle fatture emesse e ricevute;

12. Split payment;

13. Società sportive dilettantistiche;

14. Copertura finanziaria;

15. Entrata in vigore.

 

Il dibattito delle dichiarazioni dei Capi gruppi parlamentari è stato trasmesso in diretta ieri sera su Rai Tre . Una novità assoluta per dare un’idea al paese sull'importanza dell'evento e sui diversi punti di vista delle diverse formazioni politiche rappresentate in parlamento. E abbiamo visto di nuovo comparire dei volti che abbiamo spesso criticato. Personaggi che ritornano sempre alle loro poltrone da “onorevoli” grazie proprio a questa vergognosa legge elettorale che affida ai capi partito di scegliere l’80% dei rappresentanti del popolo in seno al parlamento. Abbiamo visto l’appello della Gelmini ai leghisti: “ che fate ora? Varate leggi illiberali e statalisti, voi che rappresentate quella parte del Nord fatto d’imprese produttive e d’imprenditori che vi hanno votato per attuare un programma di Centro Destra?”. Insomma è stato a dir poco un dibattito infuocato e animato dall’importanza delle modifiche apportate a quella legge “Job Act”, tanto voluta dal partito democratico Renziano. Una legge che aveva precarizzato il mondo del lavoro introducendo tipologie di contratti da far schernire i lavoratori e modalità di retribuzione avvilenti e a dir poco schiavizzanti. Questo provvedimento restituisce una parte di quella dignità calpestata da legislature e legislatori che non rappresentavano il popolo italiano ma i poteri forti e i mercati che li avevano asserviti e nominati. Se citiamo i limiti posti alla durata dei contratti a tempo determinato, a quelli relativi al licenziamento immotivato, alla malsana e egoistica delocalizzazione, idea tanto alla moda quanto portatrice in sé di un male assoluto: la ricerca del lavoro a basso costo, ossia di nuovi schiavi al servizio del capitale. Ebbene, le imprese che vogliono delocalizzare sappiano che non devono usare gli aiuti statali per fare lucri e qualora delocalizzassero devono pagare delle sanzioni pecuniarie come prevede il provvedimento Dignità.

Tutto sommato si tratta di un buon provvedimento. Che piaccia o no al mondo dell’impresa, questo è poco importante e men che meno a quella destra nemica dei popoli e schiava del capitale, viste le condizioni precarie e di povertà in cui versa una parte crescente degli italiani. Dobbiamo, a mio modesto avviso, immaginare e lavorare per un mondo dove c’è un limite all’arricchimento selvaggio, alle disuguaglianze che rappresentano un fallimento e una vergogna per le società cosiddette democratiche e avanzate, ad una concezione dello stato nell’economia dell’azzardo (Lotterie varie e Gratta e vinci) che hanno portato alla rovina delle famiglie. Si deve cambiare rotta non solo in Italia, ma anche altrove per un costruire un mondo più giusto, più sociale e sostenibile

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