J’Accuse del 5 luglio 2020 sul marasma che connota le relazioni internazionali. Une Drôle de guerre ossia la guerre imminente


J’Accuse del 5 luglio 2020 sul marasma che connota le relazioni internazionali. La guerra imminente…

Ieri il presidente francese Macron ha accusato la Turchia di aver attaccato delle navi francesi nel mediterraneo e di perseguire in Libia un disegno destabilizzatore e egemonico. Macron però si scorda che fu il suo paese con l’allora presidente Sarkozy ad incominciato tale destabilizzazione liquidando il regime Gheddafi con il quale tutte le cancellerie occidentali dell’epoca avevano avviato una nuova era di collaborazione e di normalizzazione. Lì fu commesso un errore fatale che la comunità internazionale sta pagando con le spaccature e le divisioni su quale assetto dare alla Libia post Gheddafiana. In oltre nove anni di processi e di dialogo tra le parti a livello interno e internazionale non si è giunti a nessuna pacificazione del paese. Anzi, la guerra libica, così come la guerra siriana, avevano rappresentato i nuovi palcoscenici delle potenze regionali desiderosi di contare nelle relazioni internazionali. Paesi europei che si sono trovati in trincee opposte come la Francia e l’Italia in Libia e altri del mondo islamico come la Turchia e l’Egitto, affiancati dai petrodollari e dalle armi dei paesi del Golfo, si contendono gli spazi ambiti per estendere la loro egemonia regionale nei suddetti paesi in guerra. Tutto questo avviene sotto la regia e il benestare delle potenze internazionali quali la Russia da una parte che cerca di ripristinare il suo prestigio e la sua influenza a livello internazionale e dall’altra parte, gli USA che sembra, abbiano delegato dei ruoli assai discutibili a dei soggetti regionali nell'innescare guerre e nel destabilizzare paesi considerati canaglia dai loro servizi. Questo scenario appena descritto più passa il tempo, più esso diventa preoccupante ed esplosivo e le accuse di Macron alla Turchia intervengono in una fase dove l’esercito e la Marina di Ankara sembrano ritornati a svolgere, come avveniva nell'apogeo dell'impero ottomano, un certo ruolo politico nel Mediterraneo, sia nel contrasto degli interessi delle ex potenze rivali sia nel ripristinare la sua influenza sulle sue ex possedimenti "del Califfo"; Tale ruolo le venne strappato dalle potenze cristiane europee verso la fine dell'800 e l'inizio del 900 e oggi più che mai tangibile e palpabile a livello mediterraneo. Proprio questo crescente scontro tra le vecchie e le nuove potenze regionali rischia se non si riuscirà a canalizzarlo verso delle soluzioni politiche a innescare una tensione che potrebbe portare ad un vero e proprio conflitto armato diretto tra gli attori in campo. L’attuale situazione internazionale a nostro avviso, benché desti molta preoccupazione, essa lo è ancor di più se teniamo in considerazione tutti i fattori e gli interessi in gioco. La determinazione politica e ideologica degli attori e il loro intervento diretto sul campo, internazionalizzando lo scontro in Libia, la dice lunga sulla gravità e sulle divisioni in atto sia nella Nato, sia tra gli Stati Uniti d’America rappresentati dall’attuale amministrazione Trump e gli altri partner europei, che ha in qualche modo spinto alla proliferazione di questo sistema di partnership regionali che ha, a sua volta in qualche modo, legittimato, in modo diretto e indiretto, alcuni paesi a sentirsi legittimati di destabilizzare altri,  in nome della loro presunta sicurezza e della loro crescente egemonia nazionale. Alludo alla guerra in Yemen dove si usano armi e bombe, frutto di contratti miliardari e dove i loby delle industrie militari, hanno la loro parola nel far tacere le voci che gridano al genocidio del popolo yemenita, oppure alla Siria dove gli appetiti delle potenze emergenti del Golfo e dell’Iran si scontrano, coinvolgendo tutte le superpotenze. La Libia rientra in questa escalation che porterà allo scontro inevitabile tra turchi e francesi, tra italiani e francesi; tra egiziani e turchi. La Libia è l’inizio della destabilizzazione del Maghreb. Vi è un ampio disegno per destabilizzare paesi come l’Algeria e il Marocco usando la questione del Sahara occidentale, per non parlare del Modello tunisino di democrazia che potrebbe essere sacrificato in ogni momento brandendo il pericolo islamista. Il marasma è generale e gli attori regionali appaiono come cani randagi assettati di sangue e di gloria. In questo delicato e preoccupante contesto Macron chiama l’Unione a varare un pacchetto di sanzioni contro Ankara, allorché il governo di Roma è alleato con quest’ultima nel sostenere il governo Serraj, eterno nemico dei francesi. Queste contraddizioni si rifletteranno inevitabilmente sugli altri dossier scottanti dell’Unione e della Nato. Nel frattempo il riamo è già al suo culmine.

Commenti