J’Accuse del 6 settembre sul piano Cingolani e i sacrifici immani richiesti. Qual è la prossima necessaria richiesta di resistenza?

J’Accuse del 6 settembre sul piano Cingolani e i sacrifici immani richiesti. Qual è la prossima necessaria richiesta di resistenza?
Durante l’estate scorsa, intervenendo nei suoi consueti convegni, ho sentito il presidente Draghi alzare la voce per ribadire la linea del governo sull’invio delle armi all’Ucraina e il sostegno incondizionato a Zelensky. Egli ripeteva: che si tratta dei valori europei (libertà e democrazia) che sono stati messi in discussione dall’aggressione russa all’Ucraina e che noi come paese e unione non potevamo restare a guardare? Vero o falso? A quanti conflitti e massacri abbiamo assistito in maniera spudorata e complice senza alzare la voce né imporre sanzioni agli aggressori, che talvolta eravamo noi (vedi conflitto in Iraq, Libia, Yemen, Siria e talaltra erano i nostri alleati contro i quali i nostri leader non hanno mai pronunciato una parola di condanna. Certamente una parte della responsabilità del conflitto in corso nel Donbass è da attribuire alla condotta del governo ucraino (filooccidentale), perché se fossero stati rispettati alla lettera gli accordi di Minsk sul territorio conteso, probabilmente avremmo evitato quest’escalation tanto dannosa quanto deleteria per entrambe le parti. Se a Kiev, dopo la caduta del presidente filorusso Viktor Janukovyč nel 2014, ci si fosse orientati verso una politica di buon vicinato e di dialogo con Mosca, la situazione attuale sarebbe stata ben diversa. Ma quella rivoluzione diede luogo ad una frattura insanabile non solo in Ucraina, ma tra la Russia e l’occidente perché era organizzata, sostenuta e voluta da chi oggi ci vuole imporre a noi i piani di resistenza contro le sanzioni varate finora dall’Unione europea contro il Cremlino, sanzioni che ribadiscono gli osservatori, colpiscono in maniera diseguale le economie dei paesi membri dell’Unione europea. Il nostro paese è colpito in maniera drammatica e pericolosa in quanto le sue imprese e la sua economia erano e sono strettamente legate alle forniture di gas e alle commesse commerciali provenienti dal paese degli Zar. Non a caso, oggi al Ministero degli Affari Esteri di Mosca, parlano di strategia suicida del nostro paese a voler proseguire sulla via delle sanzioni e dei sacrifici imposti per una guerra che alla fine nessuno, a mio modesto avviso, ne uscirà senza macerie umane, sociale, culturali ed economiche e, in definitiva, riuscirà a vincere in maniera etica e totale. Perciò considero un peccato etico abusare della parola resistenza nel caso di questo conflitto. Trattasi di un tradizionale confronto tra potenze per estendere le loro mire egemoniche su un territorio strategico e ricco di risorse minerarie e naturali, addirittura l’Ucraina granaio del pianeta, la questione doveva risolversi con il riconoscimento dei diritti della Russia su tale area. Già, nel corso di quest’ultimi giorni negli Stati Uniti, dove gli effetti delle sanzioni alla Russia, stanno creando non pochi problemi all’amministrazione Biden, quest’ultimo ha fatto cenno nelle sue esternazioni alla remota, ma direi realistica, a mio avviso, possibilità di persuadere Zelensky a rinunciare ai territori annessi dalla Russia in cambio della pace. Ma sarà solo con l’avvento dell’inverno e la chiusura delle aziende che i governi europei cominceranno a rendersi conto che i sacrifici immani imposti ai loro cittadini sono ingiusti e non proporzionali ai pericoli enunciati nelle loro propagande contro il Cremlino. A che cosa sono serviti se ci hanno impoverito e reso ancor più insicuri? In ciò la politica ha fallito: i nostri leaders ci stanno portando al dirupo della storia senza obiettivi veri né un realismo politico adeguato. I grandi valori europei di cui parlò un certo signor Draghi lasciano il tempo che trovano: non li si difende nel nostro vicinato dove pullulano le dittature e dove queste stesse dittature sono spesso emanazioni dei nostri governi.Questi valori prima di tutto devono essere insegnati con il buon esempio e la nostra lealtà. la nostra civiltà sopravvivrà solo se noi riusciamo a farci rispetare anche dai nostri nemici più accaniti.

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