J'Accuse del 12/05/2023 i governi parlamentari e il mito delle riforme costituzionali in Italia. Caso Meloni.

 J'Accuse i governi parlamentari e il mito delle riforme costituzionali in Italia. Caso Meloni




 

Giorgia Meloni e la sua tirannia, una vera continuità tra lei e Mussolini; sono impaurito da un presidente del Consiglio come lei che non guarda in faccia, impedisce ogni dialettica e dialogo e chiude la porta in faccia a tutti i critici, così il giornalista Carlo Rossella le cui parole sono dure e non lasciano il dubbio a nessun’altra interpretazione. Meloni è un’anomalia nella storia politica e parlamentare italiana. E’ un incidente della storia. La sua conquista del potere è avvenuta anche per colpa delle opposizioni che si sono divise e soprattutto per colpa di una legge elettorale beffa e antidemocratica. Come mai un partito come il suo che ha conseguito giusto il 13% dei suffragi di quel 50% che è andato a votare le ha consentito di arrivare a Palazzo Chigi? Lei rappresenta il 50% di chi non è andato a votare o il 37 % di chi non ha votato il suo partito? La sua leadership è emersa dopo anni di violenta e populistica campagna elettorale dove ha detto tutto e il contrario di tutto: ciò le ha consentito di superare in consenso la Lega e Forza Italia. Avendo conseguito il doppio dei voti presi da quest’ultimi due nelle passate elezioni politiche. Ecco perché noi abbiamo una come Meloni al vertice del governo del paese. Non è una questione di democrazia ovvero di rappresentatività democratica del paese, ma di “matematica elettorale” e di regole elettorali tanto comode per i partiti attuali quanto discutibili e ingiuste per le istituzioni repubblicane e per il popolo italiano. Ecco perché quando si sente la Meloni gridare nei suoi comizi che questo governo farà le riforme costituzionali e durerà per 5 anni…, cinque anni va ripetendo! Quanti prima di lei hanno sperato che le legislature arrivassero fino alla loro fine naturale con gli stessi condottieri e poi ne abbiamo visti di complotti e ribaltoni, cambi di casacche: quasi 300 parlamentari hanno lasciato e cambiato gruppi parlamentari nella passata legislatura. Sebbene la nostra costituzione glielo consente, questo la dice lunga sul concetto e l’idea di “rappresentatività” che hanno i nostri parlamentari e i capi partito del voto popolare. Perché allora Meloni pretende e s’illude direi che Lei sarà la più durevole? Lo avrebbe preteso in maniera convincente, se lei fosse stata votata come presidente del consiglio e avesse conseguito la maggioranza dei voti e non il 13% del quasi 50% di chi è andato a votare. Sono proprio i demeriti di questo sistema parlamentare degenerato e inefficiente che ha fatto allontanare la gente dalla politica e dall’esercizio dei diritti politici. La prima riforma che va fatta deve interessare la legge elettorale. Quanto al sistema attuale, l’affermazione delle destre ripone la necessità di riformarlo in senso presidenzialista. Ma data la storia del paese, la litigiosità e il ritorno dei postfascisti al potere,  ogni riforma in tal senso viene ostacolata da chi non pensa alla risoluzione delle problematiche del paese, ma a come va ristrutturato il potere in Italia. Per dirla in poche parole che sia un Re o un collegio di governanti, l’importante è far avanzare il paese e scongiurare la dittatura evocata dal giornalista Carlo Rosella

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