J’accuse sull’estate rovente tra guerra e incendi. La pace impossibile. Caso dello studente egiziano patrick Zaki

 

J’accuse sull’estate rovente tra guerra e pace impossibile. Caso dello studente egiziano patrick Zaki

 





Finalmente rieccomi di nuovo con voi a commentare i fatti e gli eventi più salienti di quest’estate rovente e priva di novità e di svolte. Sembra che l’umanità si fosse rassegnata al suo amaro e impietoso destino: l’uomo contro l’ambiente e contro sé stesso. Alla fine abbiamo un mondo lacerato e pieno di contraddizioni e di tragedie. Se gli incendi divampano a sud, le tempeste travolgono le città del nord. Insomma è un panorama apocalittico o quasi. E mentre la guerra in Ucraina continua con tutti i mezzi e con la follia di chi decide non solo per la sua sorte ma per la stessa nostra sicurezza globale, ivi compresa quella climatica e alimentare, senza preoccuparci minimamente delle gravi e irreparabili conseguenze per l’umanità e l’ambiente, assistiamo alla peggiore malattia che ha afflitto l’umanità ossia l’indifferenza e la rassegnazione davanti a chi decide impunemente il nostro destino e quello dei nostri figli, versando bombe e veleni in un paese che è considerato il granaio del mondo, ma è un simbolismo straziante, perché questa guerra è un po' divampata ovunque e lo scenario ucraino è il suo specchio più rappresentativo e veritiero. In questo fuoco intrecciato, raffigurato dall’estate e dalle bombe che volano sulle ali dei droni intelligenti in Ucraina e altrove, avviene anche l’epilogo di una vicenda politica che ha in qualche monopolizzato l’attenzione dei media italiani, ossia la liberazione di Patrick Zaki, studente egiziano di religione copta, arrestato dalle autorità del Cairo per aver scritto un articolo nel quale criticava le discriminazioni subite dalla minoranza copta egiziana. Il governo di Roma, la sua Università di Bologna e le autorità dell’Unione europea esercitarono tutte le pressioni possibili affinché Zaki fosse rilasciato. Giustamente hanno fatto bene, perché i reati d’opinione sono un’espressione della barbarie umana e sono tra i più intollerabili. Ma se Zaki fosse mussulmano si sarebbero mai adoperati come lo hanno fatto? Analizzando la vicenda egiziana da quando scoppiò la controrivoluzione guidata dall’attuale generale Sisi, direi che gli europei si sono comportati in maniera complice del regime militare attuale perché non hanno condannato con fermezza le carneficine commesse dal generale Sisi a danno sia dei manifestanti della Piazza di rabia al Adaouia, piazza nella quale furono uccisi migliaia di egiziani mussulmani e non a colpi di fucili di precisione. Nessuna condanna e nessuna denunzia a nessun tribunale internazionale è stata mai fatta contro il macellaio Sisi e il suo esercito. Dove era questa coscienza europea che si è mobilitata per la liberazione Patrick Zaki? O questa vicenda ha un fine ancora da capire? Nel corso dei secoli le minoranze copte sono state strumentalizzati dai colonialisti europei per ingerirsi e condizionare il destino del medio-oriente. Ora quest’altro caso è un modo per compensare le mancanze e il senso di colpa per non aver mai saputo portare giustizia ai poveri genitori del coraggioso studente italiano Giulio Regeni che è andato sì a difesa dell’intero popolo egiziano, indagando sul ruolo dei sindacati nella vita politica e sociale del martoriato Egitto. Certo chi poteva in occidente tollerare i fratelli mussulmani al potere al Cairo? Avrebbero sbarrato la strada a chi vuole che quel mondo sia sempre sotto la morsa dell’imperialismo. Ma questa è un’altra storia e tocca agli egiziani, alla società civile egiziana di riprendere le redini della situazione in mano e di ripristinare lo spirito di quella meravigliosa rivoluzione del 25 gennaio 2011: la sovranità al popolo che la dovrà esercitare e non all’esercito che reprime mussulmani e copti in nome d’interessi e di finalità estranei al paese e alla sua storia e civiltà. Vi sono migliaia di Zaki in Egitto di cui nessuno parla, milioni di Zaki che sognano la libertà e la democrazia e che si domandano come mai le cancellerie occidentali intrattengono relazioni con il regime di Sisi e lo riconoscano. Cose che rimangono incomprensibili per noi. Le coscienze addormentate si sveglieranno un giorno? Sarà quello della nuova rivoluzione del pane, già annunciata un tempo ma da tempo attesa con impazienza.   

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