J’Accuse del 10 maggio 202° la lezione da trarre dall’assassinio di Moro


J’Accuse del 10 maggio 202° la lezione da trarre dall’assassinio di Moro


J’Accuse del 10 maggio 202° la lezione da trarre dall'assassinio di MORO


Volevo fare con voi una breve riflessione. L’idea nacque durante il J’Accuse videoregistrato, che potete guardare cliccando sul link in basso, proprio sulla sua figura politica emblematica e le tristi vicende legate al suo rapimento e alla sua uccisione il 9 maggio 1978, data fatidica nella storia della Repubblica italiana. Questa ferita della sua vicenda sanguina ancora proprio perché il nostro paese è stato ed è ancora ingrato con lui non avendo ancora fatto piena luce sulle ombre e i retroscena che si svolsero durante la sua prigionia. Proprio quella “Geometrica potenza” fu lo strumento, preparato ad hoc e in modo impeccabile, a consentire ai suoi nemici di “cestinarlo come personaggio” scomodo e rivoluzionario che voleva introdurre delle svolte politiche e intellettuali di grande incidenza sugli equilibri politici nazionali e di conseguenza sugli inviolabili assetti politici internazionali…
Moro come statista e come intellettuale aveva questa capacità di ridurre i conflitti ad una sola equazione: la pace e la stabilita politica nel mondo si potevano conseguire solo sommando le energie e i contributi dei diversi attori politici, condividendo le responsabilità e i risultati di tale sforzo collettivo. “Gli uomini sono eguali e hanno pari responsabilità e diritti. Non saranno le ideologie a dividerli ma l’ignoranza e l’incapacità di concepire un mondo migliore”. Probabilmente tutto il suo progetto ruotava semplicemente su quest'etica e consapevolezza del vivere: "cercare la convivenza con chi nella società italiana di allora avevano valori diversi, ma gli stessi ideali e le stesse convergenze". Forse era questo il suo pensiero? Proprio da questa rivoluzionaria filosofia politica egli ebbe la convinzione che l’associazione del partito comunista italiano nella gestione del governo e delle questioni nazionali e internazionali avrebbe portato alla risoluzione di molti problemi e soprattutto direi, nella geniale mente di quel Moro visionario e precursore del suo tempo, al superamento dei conflitti ideologici insiti nella stessa guerra fredda. Questi ideali di cui l’allora Presidente della Democrazia cristiana era imbevuto si riflettevano nella sua mente e nell’azione politica da lui condotta al fine di stabilizzare il paese e salvare la democrazia italiana che era in quel contesto così difficile da praticare e così assediata dalle ingerenze internazionali e dal ritorno della violenza e della lotta armata come strumento di conquista del potere.

In fondo, l’Italia odierna quando si guarda allo specchio di quel tempo, ammirandone i personaggi e le ccontroverse vicende storiche, non si pone la seguente domanda: il "belpaese" è sempre rimasto diviso nonostante nel mondo si spinsero tutti i focolai e gli scontri ideologici? Che strana cosa! Gli italiani hanno avuto la virtù di far perpetuare i conflitti, perché essi sono comodi e convengono a chi in nome del servizio di questo paese aveva mentito per molto tempo ai cittadini, facendoli credere che il pericolo maggiore era il “comunismo al potere” e che il ritorno ai fascismi era un diritto… E chi erano allora coloro che dovevano fare da diga per salvare la democrazia tanto rispettata e servita da Moro? Erano marginalizzati e spesso esclusi dalla condivisione del potere. Costoro erano, e sono il male della democrazia del nostro paese, i fautori di un progetto politico contro la stessa idea di libertà e di uguaglianza e di una società fondata sugli interessi e le discriminazioni. Li abbiamo visti e ahimè l’Italia continua a subire le loro morsure e le loro prevaricazioni.
la mia riflessione del 9 maggio 2020: 

https://www.facebook.com/miskh/videos/10158200293002731/

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