J’Accuse del 27 febbraio 2021 sul cambio di rotta nella politica Estera Americana. Sul diritto e il rispetto dei diritti umani possono costituir un rilancio nelle relazioni internazionali

 


J’Accuse del 27 febbraio 2021 sul cambio di rotta nella politica Estera Americana. Sul diritto e il rispetto dei diritti umani quando essi possono costituire un rilancio e forgiare le relazioni internazionali


 

Se la centralità degli Stati Uniti d’America nel mondo è venuta meno nell’era Trump per un preciso tornaconto nazionale: quello di non impiegare risorse e ed energie che potrebbero essere utili alla Nazione, oggi tale dottrina un po' isolazionista e un po' antistorica, sembra sia stata archiviata dall’attuale presidente Biden. Lo vediamo sugli scenari internazionali man mano che passano i giorni. Biden stesso ha dichiarato più volte che la sua America è tornata e che con essa anche la diplomazia e il multilateralismo. “ America is Back. Diplomacy is back…”. Ma la domanda che pone J’Accuse è la seguente: saprà mister Biden dare una svolta alle crisi economiche, politiche ed ecologiche che attanagliano il pianeta o Egli sarà l’ennesimo presidente americano che verrà sopraffatto dai poteri forti e dalla complessità delle questioni che si sta trovando davanti?

Debbo dire prima di tentare di fare una mia critica alle prime azioni del presidente Biden che egli per via della sua storia personale, politica, rappresenta non solo per gli americani ma per l’intera comunità internazionale una speranza per il cambiamento: vale a dire il ritorno a quel volto autentico degli USA legato indissolubilmente alla difesa della libertà, della democrazia dei diritti umani nel mondo. 

L’ America di Trump aveva tradito non solo questi principi ma disatteso le stesse speranze dei suoi cittadini, imboccando un vicolo cieco fatto di prevaricazioni, disuguaglianze e violenze. Oggi Biden, come Presidente degli Stati Uniti d’America, ha davanti un paese in frantumi colpito nella sua identità democratica, nella sua economia ferito pesantemente dalla pandemia con tutte le gravi conseguenze sul piano economico e sociale. Ebbene, se non ci fosse un presidente come Biden, avremmo visto di peggio, probabilmente i morti sarebbero stati ancora di più e la campagna di vaccinazione sarebbe stata improntata su principi clientelari e privatistici tanto cari al Trumpismo. Non è facile guarire davanti ai mali che attanagliano il paese e il mondo, ripete Mister Biden. Certo, all’America, e non solo ad essa, serve un risorgimento economico e democratico. Ma se sul piano interno tutto procede egregiamente, sul piano internazionale alcuni nodi passano al pettine della nuova amministrazione e qui vorrei dare un mio contributo al Presidente Bieden. Nella mia Lettera  indirizzata a lui da J’Accuse, abbiamo insistentemente chiesto una svolta epocale nelle relazioni internazionali con la Russia, la Cina e il mondo arabo-islamico. Con la Russia, osserviamo con rammarico che si è ritornati alle vecchie tensioni dell’Era Obama/ Clinton, improntate sulla sfiducia reciproca e sulla competizione alla leadership regionale. Abbiamo avvertito nel sostegno alla cosiddetta opposizione russa guidata da Navalni, un chiaro segnale di incoraggiamento ad alimentare il caos in Russia al fine di affievolirla. La questione del rispetto dei diritti umani e della democrazia sono processi interni che richiedono tempi e rivoluzioni sociali ed economiche che non s’iniettano introducendo dei fattori di disturbo ben studiati, magari con finalità opposte a quelle dichiarate. Insomma anche l’America oggi affronta sul piano sociale ed economico fenomeni sociali di impoverimento ed esclusione che non sono affatto dissimili da quelli narrati da Tolstoj, per dirla con un eufemismo. Credo in definitiva che l’approccio della rappresaglia e del disconoscimento dell’altro è sbagliato e non darà assolutamente i risultati auspicati dagli strateghi che lo hanno ideato. Con la Russia occorre intavolare un dialogo sincero basato sull’amicizia e la collaborazione. Solo il progresso economico, sociale e scientifico potrà portare alla democratizzazione non solo della Russia ma dell’Africa e del mondo arabo. Appunto questo mondo arabo che si trova Biden davanti governato da dittatori sanguinari, da principi illuminati e spesso corrotti che non tutelano i diritti umani e nemmeno quelli dei loro popoli nella promozione del progresso economico, sociale e culturale. Abbiamo un mondo con un immenso patrimonio economico ma con delle criticità e dei drammi che superano l’immaginazione. In ciò Biden deve, se se la sente, differenziarsi dal suo predecessore Trump, amico dei potenti e dei calpestatori dei diritti umani. La chiave del successo è affrontare le questioni e cercare di risolverle. Il rapporto degli 007 americani sulla responsabilità del principe Bin Salman nell’omicidio Kashoggi ribalta non solo una questione che sembrò, con la passata amministrazione, essere stata archiviata per sempre, ma mette in questione gli equilibri geopolitici nella regione medio-orientale. Può l’America allearsi con chi uccide i giornalisti, terrorizza i dissidenti e imprigiona chiunque dissenta da lui? Il cambio delle amministrazioni nella Casa Bianca non deve mai mettere in questione la stessa identità democratica e gli stessi principi costituzionali della nazione americana. Proprio per ciò a  Trump va impedito ogni suo ritorno a candidarsi come Presidente degli USA. Il suo ritorno sarà un altro attentato alla democrazia non solo on USA MA nel mondo intero. I loby che lo sostengono sono contro la democrazia e contro il popolo americano. Se l'asse del male che governa in alcuni paesi del mondo arabo si sia consolidato e abbia tessuto legami affaristici e politici con i nemici della democrazia, è perché qualcuno come Trump aveva garantito e insabbiato crimini e violenze orrende. La stessa guerra nello Yemen è un crimine dimenticato. Lo stesso braccio di ferro con l’Iran è un modo per far perpetuare il caos nella regione medio-orientale, lasciando trarre i profitti ai venditori di armi e agli stessi israeliani che vedono, in conclusione, nel ritorno di Biden, la fine di quelle coperture e di quella stessa loro ostinazione di non voler ridare ai palestinesi ciò che li spetta di diritto. Appunto, caro Presidente Biden , è il diritto che ora deve guidare le decisioni sia nella politica interna che in quella internazionale.

 

Commenti

  1. 🇺🇸 The Trump era is over but the divisions it exposed have deep roots and can’t be easily healed by Joe Biden, but I'm with him and I keep having the hope that he will try doing his best to finally make America "really" Great.

    🇮🇹 L'era Trump è finita ma le divisioni che ha esposto hanno radici profonde e non possono essere facilmente sanate da Joe Biden, ma io sono con lui e continuo ad avere la speranza che farà del suo meglio per rendere finalmente l'America "davvero" Grande.

    Jean-Paul Malfatti, Italian-American fledgling poet and newborn writer.🖋

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  2. 🇺🇸 The Trump era is over but the divisions it exposed have deep roots and can’t be easily healed by Joe Biden, but I'm with him and I keep having the hope that he will try doing his best to finally make America "really" Great.

    🇮🇹 L'era Trump è finita ma le divisioni che ha esposto hanno radici profonde e non possono essere facilmente sanate da Joe Biden, ma io sono con lui e continuo ad avere la speranza che farà del suo meglio per rendere finalmente l'America "davvero" Grande.

    Jean-Paul Malfatti, Italian-American fledgling poet and newborn writer.🖋

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